COUNTER ATTACK
CAP 21-25
Wu Qichen non osava più avvicinarsi alla zona di prima, temendo
di essere visto da Chi Yu, così si spostò in un luogo più distante. Comprò un
triciclo di seconda mano, un bidone in acciaio inox e, dopo aver lavorato
duramente per alcuni giorni, avviò ufficialmente la sua attività.
Conobbe un nonno che realizzava figure di zucchero soffiato. Era
piuttosto anziano, ma molto gentile. Quando nessuno comprava la sua zuppa, Wu
osservava il nonno mentre soffiava lo zucchero e gli venne voglia di imparare
quel mestiere. Se riusciva a vendere tutta la zuppa prima che calasse il buio,
comprava le poche figure di zucchero avanzate, temendo che il vecchio non
riuscisse a guadagnarsi da mangiare.
Un giorno arrivò un agente municipale e litigò con il nonno,
intimandogli di cambiare posto. Ma l’uomo non voleva andarsene. Quando l’agente
gli mise una mano sulla spalla, il nonno si lasciò cadere a terra e iniziò a
rotolarsi piangendo:
“Mi fa male, mi fa male…”
Temendo guai, l’agente cercò di andarsene in fretta, ma il nonno
si piazzò davanti all’auto della polizia municipale e si aggrappò al cofano,
chiedendo un risarcimento.
I passanti, ignari della verità, presero le difese del vecchio e accusarono
l’agente, che alla fine cedette alla pressione e gli diede mille yuan.
Appena l’agente se ne andò, il nonno si alzò, si scrollò la
polvere dai vestiti e, con orgoglio, disse a Wu:
“Volevano fregarmi? Troppo giovani e ingenui… Ragazzo, hai visto? Queste
sono cose che devi imparare nella vita…”
Da quel giorno, Wu Qichen non comprò mai più una figura di
zucchero da quel vecchio.
Capì che al mondo non esistono davvero i deboli: ognuno ha le sue regole per
sopravvivere, e non serve gettare addosso la propria pietà.
Era il fine settimana e c’erano molte persone in giro a
mangiare. Oltre alla zuppa, Wu cucinò anche una pentola di pannocchie da
vendere.
“Voglio due ciotole di zuppa.”
“Serviti pure, fanno cinque yuan in totale.”
Wu prese dieci yuan, li mise nella borsa e tirò fuori cinque
yuan di resto. Stava per parlare ancora, quando da un’auto di lusso scesero
all’improvviso due persone.
Wu Qichen riconobbe la sagoma e indietreggiò bruscamente.
Yue Yue indossava abiti firmati, una borsa costosa e la sua
figura snella brillava sotto il sole. L’uomo accanto a lei non era molto
attraente, ma dal portamento si capiva che era ricco. Yue Yue aveva rotto con
Wu e aveva già cambiato tre fidanzati. Quello era il quarto: si chiamava Wang
Zhenlong.
Wu distolse lo sguardo, deciso a ignorare quei due scolpiti dal
denaro.
“Ehi? Wu Qichen!” chiamò Yue Yue.
Nonostante il cappello calato sugli occhi, lo riconobbe subito.
“Allora è vero che hai avviato un’attività vendendo zuppa e
pannocchie?” rise, prendendo una pannocchia.
I suoi occhi, come fiori di pesco, lo guardavano con disprezzo. “Quanto
guadagni? Cinque centesimi per ogni pannocchia? Dieci in un giorno? Oh, è
troppo… Davvero, sono felice per te! Sei davvero in gamba!”
Wang Zhenlong la abbracciò alla vita e le sussurrò, infastidito:
“Non essere così scortese.”
Poi si rivolse a Wu con un’espressione di finto dispiacere:
“Ascolta, fratello, la mia ragazza ha la lingua affilata, non prenderla sul
personale. Sai, in realtà non riesco nemmeno a capire come abbia potuto
lasciarti. Siete stati insieme sette anni, ci hai messo tanto sentimento… Ho
sentito che dopo la rottura hai tentato il suicidio tre o cinque volte? Quando
ci penso, mi sento un bastardo! Com’è che ho rubato la ragazza a un poveraccio
come te? Dev’essere dura trovare una ragazza, vero?”
“Non dire così” rispose Wu, sistemando i polsini e
alzando lo sguardo su Wang Zhenlong. “Non dovresti incolpare te stesso. Per
portartela a letto, hai dovuto regalarle marche costose e gioielli. Io, invece,
ho speso quindici yuan in una pensione per toglierle la verginità. Chi credi
che ci abbia rimesso di più?”
Il volto di Wang Zhenlong diventò verde.
“Wu Qichen, vergognati!” urlò Yue Yue, alzando la mano
per schiaffeggiarlo.
Wu le afferrò il braccio, ancora sorridendo.
“Non sporcare la mia faccia con le tue nobili zampe da gallina.”
Yue Yue restò sbalordita. Quel giovane arrogante dalla lingua
tagliente era davvero lo stesso ragazzo che aveva trattato come uno straccio?
Wang Zhenlong, furioso, gli sferrò un pugno in faccia, ma Wu lo
fermò con la fronte, dura come il diamante. Wang urlò per il dolore e cercò di
colpirlo con un calcio, ma Wu schivò facilmente.
I due uomini scesi dall’auto erano le guardie del corpo di Wang
Zhenlong.
“Picchiatelo! Massacratelo!” ordinò.
Anche se la testa di Wu era dura, non poteva resistere ai pugni
e calci di due professionisti. Non si difese, non chiese pietà: si limitò a
proteggere le parti vitali.
Dai piccoli spiragli tra le braccia, i suoi occhi neri fissavano dritto il
volto di Wang Zhenlong, come per imprimere ogni dettaglio nei suoi ricordi.
Alla fine, Wang Zhenlong gli mise un piede sul collo e disse con
disprezzo:
“Pezzo di merda, resterai sempre così, a terra. E tu speri pure di
riscattarti? Torna al tuo villaggio e sposati una scarpa rotta come te. Ahahah…”
CAPITOLO 22: Presto avrete ciò che vi spetta.
Chi parcheggiò l'auto davanti al locale da ballo di alta classe
di Sanlitun ed entrò a passo spedito.
Nella sala privata, c’erano già cinque o sei persone ad aspettare.
Sentendo il suono della porta che si apriva, un uomo di mezza
età con gli occhiali si avvicinò alla porta e sussurrò a Chi:
"Signor Chi, l’abbiamo ripreso noi. Questo ragazzo stava
per andare all’estero."
Chi Cheng non rispose e si sedette direttamente sul divano,
scrutando Xiaolong con uno sguardo carico di significati.
Il ragazzo andò nel panico e scoppiò in lacrime, supplicando Chi
di perdonarlo.
"Fratello Chi, non volevo ingannarti.
Quella sera tuo padre mandò alcuni uomini della sicurezza fino in periferia, di
notte, e io rimasi paralizzato dalla paura. Quando tuo padre mi parlò, non osai
negare nulla: c’erano così tanti uomini armati dietro di lui."
"Chi cazzo vuoi prendere in giro?”. L’uomo accanto a
Xiaolong fu il primo a irritarsi e gli mollò uno schiaffo. “Ovviamente è stata una tua scelta! La telefonata al comitato comunale del
partito che abbiamo controllato, è il numero di Guo Chengyu! Quando il vecchio
ha guidato fino alla periferia, tu eri già sparito da un pezzo!".
Xiaolong non poté discutere, così si divincolò dagli altri e si
buttò sulle ginocchia di Chi per piangere. Chi gli accarezzò la testa e la sua
voce fu fievole.
"Non piangere, alzati e balla per
me."
Xiaolong lo guardò lo con occhi rossi. "Non sei
arrabbiato?"
Chi alzò il mento e fece cenno a Xiaolong di cominciare a
ballare.
Il giovane si alzò nel panico e camminò verso il centro della
pista da ballo per iniziare a muoversi. La musica dinamica era accompagnata da
un corpo che si contorceva con passione, al punto da far salire il sangue alla
testa.
Xiaolong vide il sorriso di Chi. Il suo spirito, teso fino a un momento prima,
si rilassò. Sbottonò i vestiti, lasciandoli ricadere sulle spalle e i suoi
movimenti erano estremamente sensuali.
"Pensi che sia abbastanza porco?" chiese Chi
all’uomo al suo fianco.
Gangzi sogghignò: "Non male."
Chiese anche agli altri spettatori nella sala: "E voi,
che ne pensate?"
Alcuni dei ragazzi annuirono all’unisono e applaudirono, ridendo
in modo viscido.
"Allora restate qui a divertirvi, io non mi fermo."
I piedi di Chi si erano appena avvicinati alla porta, quando
Xiaolong si rese improvvisamente conto di ciò che stava accadendo e gridò per
saltargli addosso, venendo fermato da alcuni uomini.
"Fratello Chi, Chi, non farmi questo, non posso avere sbagliato? ..."
Gangzi seguì Chi Zhan all'uscita; quest'ultimo gli lanciò
un'occhiata e Gangzi gli porse subito l'orecchio.
“Attento, non farlo morire.”
“Sì.”
Non appena Chi uscì dal club, non fece in tempo a prendere una boccata d'aria
fresca, che vide la sua stessa auto essere presa a calci da qualcuno.
L’uomo ringhiava e imprecava: "Fanculo cazzo! Di chi è questa macchina?
Lo sai che stai bloccando il passaggio? Muovila subito, non toccarla!"
Era Wang Zhenlong a colpire l’auto. Frequentava spesso quel
locale. La strada di Sanlitun è stretta e parcheggiare è molto scomodo. Non
trovando un posto, Wang Zhenlong si era sentito umiliato e pensava che quella
macchina non valesse più di qualche spicciolo.
Chi si avvicinò in silenzio.
Wang Zhenlong si rivolse a Chi: "Ehi, questa macchina è
tua? Spostala!"
Yue Yue sollevò appena le palpebre e lanciò un’occhiata a Chi
Cheng, ma lo sguardo vi rimase incollato.
Wang Zhenlong stava insultando l'uomo “pelato” che indossava pantaloni da uniforme
e una ordinaria giacca grigia. Non aveva un orologio al polso e non c'era
arroganza nei suoi occhi. Eppure, bastò il solo gesto di aprire la portiera,
perché Yue Yue percepisse una potente aura.
Chi non accese subito l’auto, ma guardò Wang Zhenlong attraverso il finestrino.
Quest’ultimo urlò: "Che diavolo guardi? Muoviti e leva
la macchina!"
Chi si voltò e se ne andò senza dire una parola.
……
Era passata l’una di notte quando Wang Zhenlong e Yue Yue
uscirono dal locale. Wang Zhenlong, ubriaco fradicio, si mise a palpeggiare Yue
Yue già in mezzo alla strada. Lei provò un’improvvisa ondata di disgusto, gli
scostò quelle mani luride e salì per prima in macchina.
Durante il tragitto, nella mente di Yue Yue continuava a riaffiorare il volto
di Chi.
Come descriverlo? Non era un esempio perfetto di bellezza, eppure possedeva un
fascino difficile da esprimere a parole. Le arcate sopraccigliari, dure come
pietra; le spalle, larghe come una montagna; le braccia robuste, capaci, con un
solo gesto, di avvolgerla completamente. E quella mano ampia che aveva aperto
la portiera… forse avrebbe potuto stritolarla in un istante? ...
All’improvviso, una brusca sterzata interruppe le fantasticherie
di Yue Yue.
"Puoi guidare come si deve?" sbottò,
spazientita, rivolta a Wang Zhenlong.
La mente di Wang Zhenlong era annebbiata. Davanti a lui, un’auto
sbandava a sinistra e a destra, facendogli venire la nausea. Il viso,
arrossato, si contrasse mentre stringeva il volante con fatica. Più quell’auto
sembrava volerlo ostacolare, meno lui rallentava o frenava…
Cinque minuti dopo, un urlo lacerante squarciò l’aria.
In un punto cieco delle telecamere stradali, un’auto si schiantò contro un
pilastro di pietra e si ribaltò. Il parabrezza andò in frantumi, il muso si
accartocciò gravemente.
Prima di partire, Yue Yue si era allacciata la cintura: per questo, in quel
momento, le ferite non erano gravi ed era ancora lucida.
Wang Zhenlong invece era messo male. Al volante non portava mai
la cintura e ora metà del suo corpo era incastrata nella lamiera deformata;
carne e sangue si mescolavano in una massa indistinta e perse subito
conoscenza.
Yue Yue lo guardò appena, poi distolse gli occhi, terrorizzata e
si mise a strisciare fuori dall’auto come impazzita.
La portiera fu aperta da qualcuno e non appena si gettò fuori,
Yue Yue crollò a terra senza forza.
Davanti ai suoi occhi c’era un paio di scarpe di pelle con i
pantaloni dell’uniforme che ricadevano morbidi sopra. Lo sguardo di Yue Yue
salì in fretta: vide la giacca grigia… e quel volto con un sorrisetto beffardo.
CAPITOLO 23: Finalmente ti ho preso.
Jiang Xiaoshuai lanciò un’occhiata fuori: era la prima neve dell’inverno. Le sue scarpe, con suola spessa, strisciarono sul terreno due volte, scivolando leggermente. Quella sera non sarebbe tornato a casa e avrebbe continuato a dormire in clinica.
Wu sedeva a gambe incrociate sul letto singolo nella stanza interna, inspirando
profondamente e poi espirando lentamente, mormorando tra sé.
Jiang Xiaoshuai gli diede un colpetto sulla testa. "Che
stai facendo?"
"Non fare confusione." disse Wu, afferrando la
mano ribelle di Jiang Xiaoshuai. "Sto coltivando il mio carattere,
comprendendo la saggezza."
Jiang Xiaoshuai gli girò il dorso della mano: era tutto bluastro
e livido. Anche senza parole, Jiang Xiaoshuai capì subito che Wu era stato
picchiato fuori e ora faceva i conti con le conseguenze. Ma così andava bene:
la pazienza era meglio dell’indifferenza. Se si arrabbiava, significava che
reagiva alle ingiustizie e non accettava più passivamente di subire.
Dopo un lungo silenzio, Wu parlò: "Non voglio più fare
il venditore ambulante."
Jiang Xiaoshuai lo guardò: "Perché? Ti senti senza
dignità? Senza posizione sociale? Non è più decoroso del tuo vecchio lavoro?"
"Non è quello." sospirò Wu. "Ho fatto i
conti: una settimana di lavoro, ho guadagnato circa duecento yuan e ho acquistato
due tricicli, due contenitori di acciaio inox e tre mestoli. Alla fine, sono in
perdita."
Non poteva andare diversamente: solo una settimana e già due
incidenti. Fare il venditore ambulante era rischioso.
"Allora, cosa vuoi fare?" chiese Jiang
Xiaoshuai.
Dopo averci pensato bene, Wu rispose: "Artista di
strada."
Il volto di Jiang Xiaoshuai ebbe un tic.
"Ci ho riflettuto: fare il venditore richiede
investimenti e merce, troppi rischi. L’artista di strada si affida solo alle
proprie abilità e basta un po’ di forza per guadagnare."
Jiang Xiaoshuai sorrise storto: "E che abilità hai da
vendere?"
"Colpo di testa di ferro!"
"……"
Nel freddo sottopassaggio, aleggiava ora un’atmosfera calda e piena di gente. La folla si accalcava in cerchi concentrici e chi si esibiva mostrava un entusiasmo travolgente.
Un vecchio registratore suonava a volume massimo con un fruscio
costante.
"Faccia blu Dou Erdun ruba il cavallo imperiale, faccia
rossa Guan Gong combatte a Changsha, faccia gialla Dian Wei, faccia bianca Cao
Cao, faccia nera Zhang Fei—BAM!…"
I primi suoni provenivano dal registratore; l’ultimo “BAM” era
il colpo reale del mattone sulla testa, chiaro e secco!
"Bravo!" Dalla folla si alzarono applausi, urla e il pianto dei bambini
spaventati.
Wu indossava una maschera da opera cinese, lasciando scoperti
solo gli occhi, scrutando ogni angolo per eventuali ispettori della città.
Sotto di lui c’erano già molti mattoni rotti, raccolti da Wu in
un sacco. Accanto, una scatola di cartone: ogni volta che qualcuno metteva
dentro dei soldi, Wu ringraziava.
"Non entriamo nel sottopassaggio, fa troppo freddo, ci
sono solo mendicanti" disse il capo squadra a Chi.
Chi ignorò il commento e si addentrò.
"Re viola sostiene la pagoda, demone verde combatte
Yaksha, Re Scimmia dorato, mostro argentato, spirito grigio, risata— BAM!…"
Il capo squadra, confuso: "Ma oggi che succede?"
I due arrivarono rapidamente al centro della folla. Chi, alto,
vedeva bene anche dall’esterno; il capo squadra, basso, non riusciva a farsi
strada e chiese alla gente: "Che stanno facendo?"
"Mostrano colpi di testa di ferro." risposero,
tornando a guardare lo spettacolo.
Il capo squadra ricordò i venditori fuggiti con la zuppa e rise
tra sé: "Oggi non va più di moda la street dance, ma i colpi di testa
di ferro? Una settimana e ne incontro già due…"
Chi Cheng fissò il centro: quegli occhi neri erano
inconfondibili… finalmente ti ho trovato!
Proprio quando il capo squadra stava per ordinare lo sgombero,
Chi Cheng fece un gesto per fermarlo.
Lo spettacolo raggiunse l’apice, con la folla entusiasta e le
banconote che piovevano, mentre Wu era sempre più eccitato, ignaro di due
ispettori infiltrati.
"Qualcuno potrebbe dubitare che i miei mattoni siano
veri… va bene, qualcuno venga a controllare…" I suoi occhi cercarono
tra la folla e si fermarono su un tipo calvo: "Tu lì, controllali per
loro."
Wu indicò il più evidente tra la folla: l’ispettore Chi.
Chi sorrise severo e uscì tra gli sguardi attenti della gente.
"Per favore, controlli se il mio mattone è vero o…" La parola "falso" non uscì nemmeno dalla sua bocca:
l’uniforme brillante di Chi lo abbagliò.
Chi balzò fuori dalla folla…
L’ultima volta Wu era riuscito a scappare grazie alla zuppa sul
corpo di Chi. Ora, leggero e senza ostacoli, avrebbe potuto ancora farla
franca? Chi fece pochi passi, afferrò il colletto di Wu e lo immobilizzò.
Wu alzò il mattone per colpirsi la testa e provare a spaventarlo
ancora, ma il mattone si scontrò con il pugno di Chi Cheng, frantumandosi a
terra.
Le labbra di Wu tremarono come scosse da corrente elettrica.
Chi alzò il mento: "Vieni con me."
CAPITOLO 24: Uomo onesto
Wu era stato portato da Chi al comando della polizia urbana, nel
suo ufficio.
La maschera gli fu tolta e finalmente Chi poté vedere il volto
di Wu: a parte quei grandi occhi luminosi, il resto era piuttosto ordinario, da
persona seria.
Wu abbassò le palpebre, non degnandolo nemmeno di uno sguardo.
Chi prese un modulo.
"Nome."
"Wu Suowei."
“Indifferente, eh?" Chi strizzò gli occhi osservando Wu:
quel ragazzo aveva un coraggio non da poco, arrivare nel mio ufficio e
rispondere così!
"Sesso."
Chi pronunciò le parole in modo confuso e Wu le intese come
un’altra domanda sul nome, rispondendo seccato: "Wu Suowei."
Questa volta Chi rise davvero e il sorriso fece drizzare i peli
a Wu.
"Anche il sesso ti è indifferente?" Chi tirò
fuori da chissà dove un paio di forbici, giocando con le dita in modo elegante.
"Se non t'importa, vuoi che ti aiuti io? Così la prossima volta che
risponderai, potrai farlo con più… convinzione…"
Wu si strinse le gambe per proteggersi e rapidamente porse la
carta d’identità a Chi.
"Wu Suowei?" Chi Cheng si bloccò. "Questa
carta è falsa, vero?"
"Assolutamente autentica. Se non credi, controlla."
rispose Wu con sicurezza.
Chi verificò al computer: nei registri c’era davvero una persona
con quel nome.
"C’è davvero qualcuno che si chiama così…" Chi emise
un breve suono. "Hai proprio carattere."
Wu rimase seduto impassibile, indifferente alle provocazioni del
poliziotto, con un’aria più altezzosa persino di lui.
Chi, incuriosito, sfogliò la sua scheda: era laureato in una
università prestigiosa. Sollevando le palpebre per guardarlo meglio, percepì
l’aura di chi sembra pronto a esplodere o scomparire nel silenzio, da vero
“studioso folle”.
"Perché quel giorno mi hai gettato la zuppa addosso?"
chiese Chi.
Wu, sorpreso, rispose: "Quel giorno… eri tu?"
Ah, quindi si è dovuto rasare i capelli e il colpevole non sa
nemmeno quanta colla alimentare avesse usato.
L’espressione di Chi era incerta e Wu sentì un brivido freddo
lungo la schiena, ma continuava a ricordarsi: più il nemico è spietato, meno
devi mostrare paura; la massima codardia è non temere la morte.
"Nessuna ragione, volevo solo fartela pagare."
Chi si alzò, avvicinandosi passo dopo passo, con le forbici in
mano.
Wu serrò i pugni, fissando Chi. Quando furono a un passo l’uno
dall’altro, Wu reagì, ma fu facilmente immobilizzato. La sua rabbia esplose in
uno sforzo estremo.
"Che vuoi fare? Ti avverto: voi della polizia urbana
siete una minoranza debole, lo sai? Se mi fai del male, i netizen non ti
perdoneranno mai. Rovinerai la tua vita!"
Wu cercava di proteggersi, ma aveva sbagliato: Chi non era
interessato alla sua minaccia. Alzando le forbici, mirò ai capelli.
"Eh?" Wu si spaventò. "Che fai? Perché vuoi
tagliare i miei capelli?"
Tagliare? Figurati! Sto solo rasando, per comodità.
Chi prese una lama dal cassetto e senza schiuma, lo rasò
brutalmente. Sulla testa di Wu comparvero piccoli puntini rossi, ma lui
sopportò senza chiedere pietà, anche con le vene della fronte gonfie.
Dopo un po’, Wu realizzò qualcosa e si sentì imbarazzato.
"Perché mi hai rasato? Ho solo versato della zuppa, non
meritavo il carcere…"
Chi rise freddamente: "Nessun motivo, mi piaceva questo
stile e volevo compagnia."
Wu serrò i denti, pensando: questo è un maniaco psicopatico, non
devo abbassarmi a discutere!
Chi prese il vecchio registratore di Wu, premendo play.
"Appena catturati alcuni demoni e già altri soggiogati…
spiriti malvagi, demoni e mostri, quanti ce ne sono? (Ehia!) Colpo di Sun
Wukong! Ti batto anima e corpo, Dio trema, spiriti tremano, lupi e tigri non
hanno dove nascondersi…"
Chi saltò subito alla traccia successiva.
"Tre peli in testa, chi li vede ride. Vuoi sapere come
si chiama? Tutti lo sanno. Sanmao… Sanmao, età imprecisata…"
Saltò di nuovo a un’altra canzone.
"Vi parlo della mia vita felice, per guadagnare ho fatto
ogni lavoro. Anche se vivo in una villetta, è malmessa. Ho una carta di
credito, e mi restano otto yuan…"
Chi, premendo ancora play, guardò Wu con un filo di pietà.
"Che tempi sono questi? Ancora ascolti queste canzoni?"
"Sono un grande fan di Yao Ming."
Yao Ming? Wu lo confondeva di nuovo: che c’entra il basket?
"Ti piace anche il basket?"
Wu restituì lo sguardo pietoso. "Non parlo del
giocatore, parlo del compositore Yao Ming, sorpreso eh?"
Chi socchiuse gli occhi: "C’è un compositore che si
chiama Yao Ming?"
Wu, come fan, era indignato: il suo idolo ignorato.
"Ma dai, sei fuori moda! Yao Ming non lo conosci?
'Qianmen Qing Si Da Wan Cha'? 'Rap Faccia'? Compositore di primo livello!
Beneficia della sovvenzione statale! … E la colonna sonora di 'La storia della
cucina militare'? Sempre sua. E quella di 'La squadra di modelle del sorgo
rosso' con Zhao Benshan? Anche quella è sua…"
In vent’anni, Chi rise per la prima volta.
Prese una scatola di cartone con soldi dal cassetto, si avvicinò
a Wu, alzando un sopracciglio: "Continua."
Wu rimase sorpreso: non pensava di riprendere soldi dalle mani
di un ispettore.
"Vai via." disse Chi.
Wu, incredulo: "Davvero mi lasci andare?"
"Devi scomparire da me entro un minuto."
Wu se ne andò rapidamente.
Appena lui uscì, entrò il capo squadra.
"Lo lasci andare così?"
Chi rispose: "E allora?"
Il capo squadra sorrise a disagio: "Ho sentito che sei
bravo a far scherzi, stavo aspettando di vedere."
Chi accese una sigaretta, senza degnarlo di uno sguardo.
"Non scherzo mai con chi è onesto."
"Onesto? Ma ha osato versarti la zuppa!" il
capo squadra quasi esplose.
Chi Cheng ignorò le proteste, superò il capo squadra e uscì
dalla porta, portando con sé il piccolo Xiao Erbao.
CAPITOLO 25: Ingannare il piccolo dottore
La clinica era appena stata pulita e un paio di impronte sgradevoli si erano stampate sul pavimento immacolato.
Jiang Xiaoshuai si raddrizzò e guardò freddamente Guo Chengyu.
Era l’ennesima volta che veniva a disturbarlo. Da quel giorno in cui, per caso,
lo aveva inseguito fin lì e scambiato due parole con lui, Guo Chengyu aveva
sviluppato un forte interesse per Jiang Xiaoshuai. Quasi ogni giorno si
presentava, fingendosi sempre un paziente, solo per farsi insultare un po’ e ne
godeva senza stancarsi mai.
"Dottor Jiang, sono gravemente malato."
Jiang Xiaoshuai non degnò Guo Chengyu di uno sguardo. Prese direttamente lo
straccio e cancellò le impronte lasciate da qualcuno.
Gli occhi di Guo inseguivano sempre Jiang Xiaoshuai. Sembrava
che i capillari stessero per trasformarsi in corde, pronti a legare il bel
dottorino e infilarlo in macchina per giocarci a dovere. Solo a pensarci, non
riusciva più a trattenersi: abbracciò direttamente la vita di Jiang e si
incollò a lui.
"Dottor Jiang, con cosa lava il suo camice? Come fa a
essere così profumato?"
Jiang Xiaoshuai arrossì leggermente, le sopracciglia si aggrottarono, si voltò
di scatto e colpì l’angolo della bocca di Guo Chengyu. Guo non si scansò,
incassò il colpo con calma, poi tirò fuori la lingua e leccò il punto dove era
stato colpito con uno sguardo pieno d’intento.
Jiang Xiaoshuai stava per colpire di nuovo, ma Guo Chengyu lo
bloccò con forza, impedendogli di muoversi.
"Se mi curi, smetto di darti fastidio."
Jiang Xiaoshuai si liberò la mano e si sedette al tavolo.
"Dove ti fa male?"
Guo Chengyu rispose lentamente: "Ieri, abbassandomi i pantaloni, ho
visto che le mie due palle non sono uguali: una grande, una piccola. Secondo
te, è un problema ai miei organi o sono i miei occhi che vedono male? Dottor
Jiang, che ne dici se tiro giù i pantaloni così le dà un’occhiata? Vediamo se
sono uguali…"
Gli occhi impertinenti si posarono su Jiang Xiaoshuai.
Lui, calmissimo, prese due pillole dalla scatola e gliele
mostrò.
"Queste due sono uguali?"
Guo Chengyu annuì.
"Allora i tuoi occhi non hanno niente."
“Quindi il problema è agli organi.”
Guo Chengyu si finse preoccupato. “Allora che dici, dottor Jiang, puoi
sistemarmi un po’? Non c’è scritto "Clinica della Resurrezione" lì
fuori? Ho proprio bisogno del tuo talento adesso...” Mentre parlava, gli
afferrò la mano e se la posò sull’inguine. “Aiutami a rinascere.”
"Non ce n’è bisogno." Jiang Xiaoshuai si tirò
indietro. “Prendi direttamente queste, non ci saranno più problemi.”
Proprio in quel momento, la porta si aprì ed entrò Wu.
L’espressione di Jiang Xiaoshuai, che fino a un momento prima
era impassibile, cambiò completamente quando vide la testa pelata dell’amico.
"Perché ti sei rasato a zero?"
Anche Guo Chengyu gli diede un’occhiata, ridacchiando: "Oggi
come oggi i pelati stanno diventando un’epidemia?"
Qualche giorno prima aveva incontrato un certo “Chi il Grande Pelato” e ora un
“Wu il Pelato”.
Wu entrò, si cambiò i vestiti sporchi e quando uscì si era già
avvolto in un lenzuolo grigio.
Guo Chengyu lo fissò per un po’, osservando quella testa lucida,
gli occhi grandi e rotondi e poi il lenzuolo… improvvisamente scoppiò a ridere,
si voltò e gridò: “Ehi, Wang Zi! Non ti sembra uno di Break?”
Li Wang rise di gusto.
Wu, con un autocontrollo degno di un maestro, incrociò lo
sguardo di Guo Chengyu.
"La tua malattia agli occhi è grave: ti è entrata della
merda dentro."
Guo Chengyu non capì, ma Jiang Xiaoshuai sì: scoppiò in una
risata che non riuscì più a fermare. Si piegò, corse nella stanza interna e
rise dal letto al pavimento, abbracciando la ringhiera fino alle lacrime.
Wu era daltonico: quello che per gli altri erano venature rosse
negli occhi di Guo Chengyu, per lui appariva giallo, da qui la battuta.
Anche dopo che Guo Chengyu se ne fu andato, Jiang Xiaoshuai
continuava a ridere.
Wu si toccò la testa liscia: "È così divertente?"
Jiang Xiaoshuai finalmente smise di ridere e, serio, gli chiese:
"Ma che ti è successo ai capelli?"
Wu buttò via il lenzuolo con un sospiro pieno di rancore e
raccontò a Jiang Xiaoshuai da dove veniva la faccenda.
Jiang Xiaoshuai digrignò i denti: "Quindi ti ha davvero
beccato?"
"Eh sì." rispose Wu, seccato. "Avevo la
maschera, come ha fatto a riconoscermi?"
"Secondo te, quante persone da queste parti hanno il
coraggio di darsi una mattonata in testa?"
Wu non la pensava così. Sentiva vagamente che i suoi occhi gli
stavano creando problemi. Davanti allo specchio, si fissò per un po’, poi prese
lo specchio in mano e si guardò da ogni angolazione. Alla fine disse: "Ehi, Xiaoshuai, secondo te potrei
andare in una clinica di chirurgia estetica a farmi cucire gli angoli degli
occhi? Li trovo troppo grandi."
“Ma ti senti?!” Jiang Xiaoshuai si spazientì. "Tutta
la tua faccia si regge su quegli occhi! Sai quanta gente te li invidia?"
"Gli occhi troppo grandi non nascondono i pensieri. Chi
ha davvero profondità non ha occhi tanto luminosi."
Jiang Xiaoshuai gli tirò piano le ciglia nere e riccie, dicendo
a bassa voce:
"Ti sbagli: più l’arma è brillante, più è affilata. Devi
solo affilarla con pazienza e farla diventare la tua arma segreta."
Non aggiunse altro, ma pensava che, qualunque cosa di malvagio
avesse fatto Wu, bastava guardarlo negli occhi per trovarlo sincero. Un
vantaggio innato, raro e prezioso.
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