martedì 14 maggio 2024

Behind The Scene (หลังม่าน) - |SCENA DUE|

   Behind The Scene

(หลังม่าน)

~Original by everY, afterday; everY, -west-)~


|SCENA DUE|
Pat|Talk

"Quale porridge? Non l'ho comprato. Questa mattina hai detto che volevi l'insalata di noodle piccante, quindi dopo le lezioni te l'ho comprata. Ma sei arrivato così tardi, e l'insalata di noodle è diventata tutta bagnata. Non hai risposto al telefono e poi sei arrivato con la faccia livida. Ora mi stai dicendo di comprarti il porridge perché ti fa male la bocca? Uno come te ha il diritto di fare una richiesta simile?"
Siamo in un angolo di appartamento vicino all'università, con due piccole camere, un bagno, un'area condivisa, ed una stanza frigorifera. La chiamo stanza frigorifera perché è troppo piccola per essere una cucina. Ora Par, la mia preziosa sorellina, mi sta facendo la ramanzina sulle solite cose. Sentire la sua voce fastidiosa qua è diventata come una routine.
Voglio dire, mi sveglio, faccio colazione, studio, lotto, vengo a casa per essere assillato, poi vado a dormire, mi sveglio e ancora, finisco la mia giornata con altre sue ramanzine.
Non ho mai imparato la mia lezione. Se Pran e la sua banda mi vedessero qui in piedi, docilmente, con le mani messe davanti in questo modo, mi prenderebbero in giro per altre dieci vite. Anche così, mormoro colpevolmente una scusa alla mia assillante sorella. 
"Non ho iniziato io stavolta, Par. È stato Pran."
"C'è mai stata una volta in cui non sei stato tu ad iniziare la lotta, Pat?"
"Davvero. Stavo studiando quando Gon è venuto da me e ha detto che Pran aveva portato la sua gang per picchiarlo."
"Smettila di comportarti come se non conoscessi Pran. Deve averla cominciata il tuo amico."
"Whoa, sei mia sorella o quella di Pran?" mi lamento.
In questo mondo, ho urlato solo a Par. Questa ragazza più piccola di tre anni, che una volta era una bambina che camminava dietro di me, ora mi sta guardando torva prendendo le parti del mio nemico.
"Aspetta sul letto" ordina tagliente Par. Sposta una sedia di fronte alla, mostruosamente alta, libreria e si arrampica su di essa per prendere il kit di pronto soccorso di colore nero, in cima alla mensola. Con l'aria ancora seccata, sbatte la scatola sul cuscino, facendomi sobbalzare. Temo che mi sgriderà di nuovo.
"Smettila di lottare, puoi?" Come sta Pran comunque?"
"Quel teppista si è fatto pestare. Che ne pensi? Dovresti essere orgogliosa di avere un fratello come me. Ahi! Per cos'era quella botta?"
"Smettila di essere così orgoglioso di essere un delinquente. Non è nemmeno così figo."
"Figo o no, sono un ragazzo popolare. Smettila di assillarmi, puoi? Sei peggio della mamma."
"Questo è perché la mamma non ti tormenta mai" rimprovera la mia piccola bambina mentre cerca unguenti e altre cose: mercurocromo, balsami, antidolorifici, bende e garze.
"Non c'è più cotone." 
"Cosa? L'abbiamo comprato all'inizio del mese."
"Chi ti ha detto di ritrovarti in una rissa ogni giorno? Le tue parcelle mediche costano più dei miei assorbenti."
"Stai esagerando."
"Non costringermi a farti mangiare quelle parcelle. Ti sazieranno lo stomaco." Par mette tutto dietro la scatola, chiude il coperchio, e lo blocca per bene. "Chiedi a Pran di curare le tua ferite."
"Huh, cosa?"
"Stiamo finendo le cose. Ed io non voglio tornare di sotto. Sono già in pigiama, come puoi vedere."
"Non ci vuole così tanto per cambiarsi."
"Oppure puoi semplicemente bussare alla porta di Pran e chiedere a lui di curare le tue ferite. Qual è più semplice?"
"Par, andiamo, vai al negozio per me per favore."
"Non usare quel tono dolce." La ragazza si alza in piedi e incrocia le braccia per mostrarsi seria. "Questa è la tua punizione per esserti messo in una rissa. Sono così stanca. Oh, e se questa settimana ti metti ancora dentro un'altra lotta, non ti lascerò davvero dormire qui."
"Sono tuo fratello, siamo usciti dallo stesso grembo."
"Perché sei il mio unico fratello." So che lei è preoccupata, ma non posso farci niente. "Se non ti togli questo vizio, cosa farai se un giorno verrai pestato da un intera gang? Se che sei forte, ma le persone forti non sopravvivono sempre. Ad ogni modo. Ho deciso, non andrò a comprarli per te. Vai a chiedere a Pran di curare le tue ferite, e scusati anche con lui."
"Vado a dire a papà che prendi le parti del figlio di quella famiglia."
"L'avresti fatto molto tempo fa se davvero l'avessi voluto."
Odio questa ragazzina impertinente che mi sta sempre addosso. Ha ragione però. L'avrei fatto molto tempo fa se avessi voluto.
"Non dimenticarti di chiedergli scusa."
"Lo so."
Ancora, sospiro ed esco dalla nostra stanza per fermarmi davanti alla porta accanto. Resto un po' ad accumulare coraggio.
"Knock, knock."
Pronuncio il suono dopo che Par è tornata dentro e ha chiuso a chiave la porta. Quindi, se le mie ferite non vengono curate adeguatamente, vengo bandito dalla mia stessa stanza. Questa non è la prima volta. Non ho idea di quante volte le cose siano andate in questo modo e non posso mai considerarlo normale.
Pran ed io ci siamo incontrati al pre-asilo. Era uno dei miei migliori amici a quel tempo. Ma, per qualche ragione, le maestre provavano sempre a separarci. Vivevamo anche nello stesso quartiere, ma non siamo mai andati a scuola o tornati a casa insieme nemmeno una volta. Ho cominciato ad avere l'idea che papà non volesse che mi avvicinassi a Pran, che Pran fosse un ragazzaccio. I miei genitori e i suoi non erano in buoni rapporti. No, si odiavano a vicenda. Ho iniziato a maledire il padre di Pran come faceva mio padre. Pran all'inizio non lo prendeva a cuore, solo, a volte si accigliava, ma era molto divertente prenderlo in giro in quel modo. Poi, un giorno, mi lanciò un sasso in fronte e iniziò il nostro primo combattimento in assoluto.
La mia testa sanguinava e per la prima volta, ho ricevuto tre punti. Le nostre mamme si urlavano addosso al pronto soccorso, mettendoci in imbarazzo. Pran era sul letto accanto al mio con il mento rotto. Non so quanti punti ha avuto, ma abbiamo pianto entrambi. L'ho odiato da allora, e anche lui ha avuto del risentimento per me. Ci disprezziamo a vicenda, senza sapere perché.
"Cosa?"
Il proprietario della stanza apre la porta. Che bell'udito che ha. Sapeva che ero qua fuori prima ancora che bussassi. 
"Come vanno le tue ferite?"
"Non sono affari tuoi."
"Sono preoccupato, lo sai."
"Va' a quel paese. Che vuoi?"
Indico l'angolo della mia bocca e la mia tempia sinistra contusa. Devono essere almeno curati.
"Quindi?"
"Ho finito il cotone."
"Vai a comprarlo. Il negozio è di sotto."
"Par mi ha detto di rubarne un po' da te."
"Ancora?"
"Si. Non essere tirchio. La tua famiglia non è benestante?"
"Sei tu quello che si merita l'insulto, Pat. Vai e compratelo da solo."
"Chi ti ha detto di farmi male, allora?" Hai fatto tutto tu. E guardati. Non ti stai prendendo alcuna responsabilità. Che infame. "Devi curare le mie ferite."
"Puoi non ordinarmelo e limitarti a pregarmi come ti ha detto tua sorella?"
"Chi ha detto che Par mi ha detto di pregarti?"
Pran si gira. Non mi sbatte la porta in faccia, quindi uso l'occasione per strisciare dentro. Il suo appartamento è diverso dal mio, una stanza singola per vivere da solo, non un angolo d'appartamento in affitto da diecimila mensili, in cui abitiamo io e Par. Il prezzo è abbastanza per comprarsi un appartamento intero.
"Cercatelo da solo."
L'iPhone vola nell'aria e lo prendo appena in tempo. Sullo schermo è aperta un'app di messaggi, mostrando quelli di Par. Ha detto a Pran di aiutarmi a curare le mie ferite in modo rispettoso e gentile, a differenza della tigre che ringhiava a me pochi secondi prima.
"Mi ha sconfitto ancora."
"Se vuoi essere medicato, vieni e siediti qui. E vattene appena ho finito così posso preoccuparmi delle mie ferite."
"Okay, okay" dico e mi siedo sul pavimento a gambe incrociate mentre Pran si siede sul letto. Inizia a pulire intorno alle mie ferite con un pezzettino di cotone bagnato nell'alcohol, ed io spengo la modalità prendere-in-giro-Pran. Lui è davvero di bell'aspetto. Intendo, pregiudizi a parte. Ha le labbra increspate e gli occhi socchiusi, apparendo distaccato, come ci si aspetta da un ragazzo che sorride raramente. Molti dei miei amici hanno detto che questo qua continuava a far loro smorfie. Ho detto loro innumerevoli volte che era solo la sua faccia, ma non se la sono mai bevuta. A Pran non interessa del mondo e ha sempre questa atmosfera artistica. Ad essere  onesti, non ero sorpreso quando ho saputo che studia architettura. Sembrava essere la sua "cosa" dalle scuole superiori.
"Cosa stai guardando?"
"Tu che pensi?" Chiedo sorridendo. Lui aggrotta le sue sopracciglia meravigliosamente sagomate. La cicatrice sul suo sopracciglio si muove un po' prima che lui passi forte il cotone sulle mie ferite.
"Dannazione! Fa male."
"Sei una rottura di scatole."
"Non ho fatto niente. Ti sei intimidito perché ti sto fissando?"
"Vuoi che curi le tue ferite o ne vuoi altre?" mi sfida lui con i suoi occhi nero-profondo. Mi arrendo e la smetto. "Lo apprezzerei se la smettessi di prendermi in giro per dieci minuti."
"Okay, lo so. In cambio curerò le tue ferite. Ce n'è una sulla tua pancia, giusto?"
"Non comportarti come se ti sentissi in colpa."
"Mi sono trattenuto per te, Pran. Un pessimo combattente come te sarebbe finito all'ospedale se ti fossi battuto con gli altri ragazzi della mia gang. Devi essere forte per essere un leader, lo sai. Vuoi una lezione da me, nabbo? Ouch! Stai usando le mani o i piedi per medicarmi?"
"Allora dimmi, stai usando il tuo sedere per parlare adesso? Vado a dire a tua sorella di comprarti una museruola invece del cotone. Che diavolo c'è di sbagliato in te? Sei così perché avere una boccaccia** è una delle materie di ingegneria? Vai a dire ai tuoi juniors di guardare le loro maledette bocche."
"Intendi il modo in cui prendono in giro le ragazze?" È la ragione principale per cui i suoi amici erano infuriati. Beh, le ragazze di architettura sono carine. "È normale. Lo fanno solo per divertirsi. Voi la prendete troppo seriamente."
"Non mi sto divertendo."
"Ehi, lo stress ti fa morire prima."
"Anche avere la bocca sporca** ti fa morire prima. Guarda in alto."
Obbedisco. Pran si prende cura della ferita all'angolo della mia bocca. Brucia un po' ma è sopportabile. Io sposto gli occhi nuovamente sul suo viso. La sua frangia nera che sta sopra le sue sopracciglia nonostante sia stata tagliata settimane fa.
"Crescono in fretta i tuoi capelli."
"Si, dà fastidio anche a me."
"Vuoi che te li lego?"
"No. Stai fermo, puoi? È difficile applicare  la pomata" Pran si lamenta, stringendomi il mento. È una mossa piuttosto dura, ma non tanto quanto il modo in cui parla.
Onestamente, Pran secondo me è un bravo ragazzo. Ripensando ai giorni di scuola primaria, quando le animosità tra noi iniziarono a intensificarsi. Ci scambiavamo colpi ogni volta che ne avevamo l'opportunità. Un giorno, io e Par stavamo giocando vicino ad uno stagno nella nostra zona residenziale. Stavo andando in bicicletta con mia sorella seduta nella parte posteriore dal momento che anche Pran stava andando sulla sua nelle vicinanze. Ci siamo incontrati sotto l'alto albero di Kantali Champa e, come bambini, abbiamo deciso che era la nostra area di riposo personale. Ho detto che ero il proprietario del posto da quando ero nel grembo di mia madre, ma poi lui ha sostenuto che suo padre glielo aveva riservato. Quindi, gli ho detto che mio padre aveva comprato prima la casa, e mi ha sfidato a mostrargli l'attestato, blaterando sciocchezze perché voleva vincere. Seriamente, non ho mai capito perché abbiamo continuato ad uscire l'uno con l'altro se ci odiavamo così tanto. 
SPLASH!
L'acqua nel laghetto ha schizzato. Mi sono girato e ho visto una piccola traccia di pneumatico sul terreno fangoso. La mia bicicletta era sparita. Eravamo così impegnati a spingerci l'un l'altro, che avevo dimenticato che mia sorella era ancora sulla bicicletta. Ricordo che Par si dimenò e gridò aiuto. Sono rimasto pietrificato. Non sapevo nuotare. I miei genitori ci dicevano sempre di non avvicinarci allo stagno senza nessun adulto intorno.
SPLAH!
L'acqua ha schizzato di nuovo. La bicicletta di Pran è caduta sotto l'albero senza il suo proprietario. I miei occhi erano fissi sulle due figure che si muovevano nello stagno mentre io restavo pietrificato, incapace anche di gridare. Un momento dopo, Pran nuotò di nuovo su, tenendo entrambe le mani di Par, trascinandola a riva. Mia sorella è scoppiata in lacrime e ha abbracciato forte il mio nemico.
"Par."
POW!
È stata la prima volta che ho lasciato che Pran mi colpisse col suo pugno bagnato, senza rispondere. Era furioso con me anche più di Par, da cui avevo distolto lo sguardo.
"Perchè non hai salvato tua sorella? Se non mi fossi buttato, l'avresti lasciata morire?"
"No..."
"Sei un maledetto codardo!"
Pran tirò su la bicicletta, fradicia, le radici d'acqua ancora attaccate sulla spalla e sulla testa. La sua schiena sembrava più piccola mentre se ne andava. Appena tornato in me, sono corso da Par e l'ho abbracciata. La ragazza piangeva ancora per la paura. Non avevo idea di come Pran avesse fatto. La mia bicicletta era affondata, non è più tornata. Ho visto del sangue sulla maglietta di Par, ma mia sorella non si era ferita da nessuna parte. Più tardi, ho notato una piccola cicatrice sul sopracciglio di Pran. Quella ferita permanente, mi riporta sempre ad una domanda: è il segno del coraggio di quel tempo?
"Non dirlo alla mamma, Pat. Ho paura che ci sgridi."
Questo è stato il primo segno che mi ha fatto cambiare idea su di lui. Da quel momento in poi, la nostra relazione non era nè nemici e nè migliori amici. Amo scherzare con lui, cercando di cambiare la sua espressione cupa soffocandola in un sorriso o accigliarsi. Quest'ultimo è più frequente, però.
Il proprietario della stanza mi mette una benda ed è fatta. A parte la mia faccia, ho delle ferite sul gomito. Per i posti sotto la maglietta, mettere dell'unguento per ferite dovrebbe andare, se non prendo altri colpi nello stesso punto. 
"Puoi andare ora." dice Pran, alzandosi pronto a cacciarmi via. Afferro il suo polso e lo tiro per farlo sedere ancora sul letto. 
"Riguardo le tue ferite?"
"Posso occuparmene io."
"Smettila di recitare. Come se non avessi mai medicato le tue ferite prima."
"Fai schifo in questo, Pat."
"Non sono così male. Prendila come la mia scusa. Par mi ha detto di scusarmi con te."
"Le dirò che l'hai fatto, okay?"
"Whoa, non devi essere così gentile." 
Rispondo così ampiamente** che mi si chiudono gli occhi. Il mio sorriso provoca un'espressione illeggibile sul suo viso. "Lasciami prendere la responsabilità per una volta."
"Smettila di dire qualcosa di disgustoso come questo."
"Cosa? Intendo, dovrei medicare le tue ferite dato che ti ho fatto male. Cosa stai pensando? Qualcosa di perverso?" Pran alza il pugno, ma io sono abbastanza veloce da afferrargli l'altro polso, finendo per tenergli entrambe le mani. Siamo uno di fronte all'altro, con lui seduto sul letto e io inginocchiato sul pavimento. Lo avvicino a me.
"Sembri freddo ma con la testa calda."
"Solo con te."
"Mi sento speciale."
"Stai zitto. Mi medichi le ferite o no? Se no,  vattene. Ho un sacco di altre cose da fare."
"Avrei già finito se tu me l'avessi lasciato fare da subito. Fammi vedere la ferita sulla tua pancia."
"No!"
Mi afferra la mano prima che io gli possa alzare la maglietta. Pran aggrotta le sopracciglia. Non c'è bisogno di essere arrabbiati per questo. 
"Va bene. Scambiamoci di posto. È difficile farlo guardando in alto."
Lo studente di architettura alza gli occhi al cielo. Ripeto le mie parole finché non cede. Si cala sul pavimento e guarda in alto, lasciando che gli metta dell'unguento all'angolo della bocca e della mascella. Strofino leggermente la punta del dito sulla cicatrice e lo guardo nel modo in cui amo fare.
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