COUNTER ATTACK
VOLUME 1 CAPITOLI 1-5
"Aspettami in un posto all'ombra. Vengo a prenderti io!"
Wu
Qichen prese il cellulare e si asciugò le mani con un panno in
crepé.
"Sta
arrivando?"
chiese Wu Ma, affacciandosi dalla stanza interna.
Wu
Qichen, con le mani grandi e ruvide, si asciugò il sudore dal petto
e lanciò un’occhiata alla madre con i suoi occhi rotondi e
spalancati, mentre gli sfuggiva un sorriso irresistibile sul
volto.
"Sta
arrivando."
Era la prima volta che la fidanzata di Wu Qichen incontrava i suoi genitori.
Il sole splendeva forte e tutto sembrava secco e surriscaldato. Davanti alla porta di casa di Wu Qichen c’era un grande bidone della spazzatura e una volta al mese il tanfo rancido si diffondeva fino alle cucine dei vicini. Wu Qichen passò accanto al bidone, pestò una busta di gelato sotto i piedi, le suole schiacciarono qualcosa contro il terreno, e in quel momento, uno stormo di mosche si alzò in volo.
Yue
Yue stava all’imbocco del vicolo, con il viso impaziente e
ansioso.
Vedendolo
arrivare, provò un fastidio indefinito: non sapeva se fosse per lo
strato di grasso sulla sua pancia, i due ciuffi di peli in testa o
l’odore di sudore che sembrava colpirla in pieno volto…
"Andiamo,
il riso è pronto,"
disse Wu Qichen, prendendole la mano.
Yue
Yue la ritrasse bruscamente, il volto nascosto nell’ombra degli
alberi, quegli occhi a mandorla ora freddi.
"Che
succede? Sei nervosa?" chiese
Wu Qichen con un sorriso gentile.
"Non
preoccuparti. Mia madre è una donna di campagna, non ti giudicherà.
È felice che tu venga. Sono giorni che ti aspetta e stamattina è
uscita presto per comprare da mangiare."
"Magari...
fai un po’ scena!"
disse Yue Yue.
Wu
Qichen pensò di aver capito male e rimase a fissarla in
silenzio.
Yue
Yue aggiunse: "Così
com’è, è davvero noioso."
"Come
sarebbe noioso? A me sembra molto autentico!"
"Ma
sei tu…"
sorrise Yue Yue, poi voltò lo sguardo.
"Yue
Yue, stiamo insieme da sette anni. Se vuoi lasciarmi, dammi almeno
una ragione."
"Sette
anni di prurito sono una ragione sufficiente?"
"Il
prurito si gratta!"
"Vai
a grattarti tuo zio!" sbottò
Yue Yue all’improvviso. La bocca minuta ora era tagliente.
"Te
lo dico chiaro: basta con le stupidaggini. Non sto scherzando con te.
Da adesso siamo ufficialmente separati. Possiamo comunque restare
amici."
"Okay,
ma come si fa a lasciarsi così su due piedi?" cercò
di insistere Wu Qichen. "Dici
che ho qualcosa che non va? Posso cambiare."
Yue
Yue alzò gli occhi al cielo. "Allora
ricomincia da capo, rifatti il giro in grembo materno!"
Wu
Qichen, testardo: "Io
non ci credo."
"Ancora
non ci credi? Davvero pensi che io non abbia ragioni?!" Yue
Yue era furiosa, il viso acceso. "Non
ti ho detto niente per lasciarti un po’ di dignità, ma visto che
insisti, parliamone oggi."
Wu
Qichen tese le orecchie, pronto ad ascoltare.
Yue
Yue sbuffò e indicò il suo doppio mento: "Parliamoci
chiaro, da quando stiamo insieme, quanti chili hai preso? Ti ricordi
come eri al primo anno di università? Ora, ogni passo che fai sembra
che crolli tutto. Andare a fare shopping con te è come portarsi
dietro un mastino tibetano."
Wu
Qichen replicò: "Non
eri tu a dire che gli uomini troppo magri non danno sicurezza?"
"Sì,
l’ho detto," Yue
Yue alzò il tono, "ma
adesso la sicurezza è troppa. Sto per perdere la vista da tanta
sicurezza! Sai una cosa? Sogno perfino che un terzo ragazzo
s'intrometta tra di noi. E ogni volta mi sveglio con un sorriso…"
CAPITOLO 2: Forza, qualcuno si è suicidato!
La bocca di Yue Yue era tagliente, ma Wu Qichen ci era abituato da tempo e non se la prendeva mai. Si chinò, raccolse la borsa e sorridendo tornò ad abbracciare Yue Yue.
"Se non ti piaccio così, posso dimagrire per te."
"È inutile, non si tratta solo di dieci chili di grasso. Quelli si possono anche perdere. Ma la tua mentalità da pezzente è proprio senza speranza! Vai a fare la spesa solo quando ci sono gli sconti, compri solo le offerte al supermercato, prenoti camere d’albergo senza aria condizionata… E quando esco con le mie amiche, loro arrivano tutte in macchina, mentre io mi schiaccio ancora sugli autobus!"
Wu Qichen si giustificò con calma: "A Pechino c’è troppo traffico e la benzina costa un occhio della testa. Non vale la pena usare l’auto!"
Yue Yue sbuffò: "Sì, certo. Tu guadagni appena duemila yuan al mese. Pechino è cara. Non puoi nemmeno permetterti una ragazza! Ti conviene risparmiare i soldi e lasciar perdere."
"Non dire così…" mormorò Wu Qichen sottovoce. "Spendere per te non mi pesa."
"Ah no? Hai solo quei due soldi in tasca. Cosa vuoi che ti pesi? Ti sforzi tanto e mi porti a mangiare due ciotole di brodo di fagioli e due panini. Hai fatto l’università, lavori nove ore al giorno, sei messo peggio di uno che ha fatto solo il diploma! Le mie amiche nemmeno hanno finito il liceo, ora girano in BMW. Tu non puoi prenderti una BMW, ma almeno una Passat, no?"
Wu Qichen prese un fazzoletto di carta e le asciugò dolcemente il sudore: "Non ti preoccupare. Tra qualche anno la compriamo."
"Tra qualche anno? Con quello stipendio da fame ci compri giusto le ruote. E vorresti anche che venissi qui a mangiare in queste catapecchie? Wu Qichen, Wu senza prospettive! Solo a sentire il tuo nome, già si capisce che non farai strada. Va bene, basta. Entra tu e dì a tua madre che la vostra futura nuora ha cambiato idea."
Yue Yue si voltò per andarsene, Wu Qichen cercò di trattenerla, i due si strattonarono e i cani del cortile cominciarono ad abbaiare.
"Davvero non c'è spazio per cambiare le cose?" Gli occhi di Wu Qichen si arrossarono.
A dire il vero, Yue Yue era pungente, ma non era una cattiva persona. Se avesse voluto davvero rompere, l’avrebbe fatto molto tempo prima. Vedere Wu Qichen così la faceva sentire a disagio, ma ormai non provava più nulla. Quel colpo andava dato, prima o poi. Perché aspettare ancora?
"Wu Qichen, ti dico la verità: non è che ti disprezzo perché sei povero, ma perché non hai ambizione. Da quando stiamo insieme, non hai mai fatto niente di significativo. Anche quando litighiamo, non reagisci! Se vuoi dire che sei stabile, va bene… Ma detta in parole povere: sei noioso!"
Sotto al palo della luce dietro Yue Yue c’era un mattone. Wu Qichen lo fissò con sguardo strano. Gli tornò in mente un romanzo letto da ragazzo, dove il protagonista si colpiva in testa con un mattone per dimostrare il suo amore. Alla fine, conquistava il cuore della ragazza.
"Potrei morire per te." disse all’improvviso Wu Qichen.
Yue Yue alzò le sopracciglia e scoppiò a ridere, credendo stesse scherzando: "Morire per me? Se hai il coraggio di tagliarti un braccio per me, ti faccio anche un altare!"
Wu Qichen si avvicinò tremante al palo, si chinò, raccolse il mattone e con le mani che tremavano come canne al vento, cercò di tenerlo fermo. Si voltò, guardò Yue Yue e si morse le labbra.
"Io… Io lo faccio davvero. Non me ne pentirò."
Yue Yue lo fissò perplessa, ma non lo prese sul serio. Si voltò e fece per andarsene.
BAM!
Yue Yue si bloccò di colpo. Si voltò e il suo viso impallidì.
Wu Qichen era a terra. Il corpo tremava, dalla testa colava sangue.
"Da… Dai… Non scherzare! Aiuto! Qualcuno si è suicidato!
CAPITOLO 3: Il piccolo medico della clinica
Wu Qichen si risvegliò e si ritrovò disteso in una clinica. Accanto a lui c’era un giovane dottore che stava disinfettando delle pinzette e delle forbici. Sentendo il movimento sul letto, Jiang Xiaoshuai si voltò e sorrise dolcemente, mostrando due file di denti bianchi.
"Ti sei svegliato?"
Wu Qichen notò subito che quel medico era piuttosto carino.
"Chi mi ha portato qui?"
Jiang Xiaoshuai, mentre sistemava le cose, rispose: "La tua ragazza. Ha trovato due uomini per portarti qui. Mi ha anche detto di usare la medicina più economica disponibile. Se è coperta dall'assicurazione, ancora meglio."
Wu Qichen sorrise con bellezza. "In fondo mi conosce bene."
Il
volto di Jiang Xiaoshuai si irrigidì appena, ma subito un
impercettibile sorriso gli sfiorò le labbra. Si avvicinò a Wu
Qichen e gli porse un bicchiere d’acqua.
"Prendi
prima le medicine."
Dopo
averle inghiottite, Wu Qichen chiese subito:
"E
la mia ragazza?"
"Se n’è già andata. Ti ha lasciato qui ferito e se n’è andata. Sono passate almeno tre o quattro ore. Senti… come ti sei fatto quella ferita in testa?"
"Con un mattone," rispose Wu Qichen con un certo orgoglio.
"Hai fatto a botte con qualcuno?"
"No, la mia ragazza voleva lasciarmi. Ho pensato di farle prendere un bello shock."
Per la prima volta Jiang Xiaoshuai sentiva che qualcuno, per “dare una lezione” a una ragazza, si fosse dato una mattonata in testa.
"Ne valeva la pena?"
Wu Qichen non rispose. Prese il telefono e chiamò Yue Yue.
"Vuoi davvero lasciarmi?"
Dall’altro
lato calò un lungo silenzio, poi Yue Yue disse:
"Prima
cura la ferita… poi ne riparliamo."
Wu
Qichen abbassò il telefono con un sorriso pieno di speranza e lo
agitò davanti a Jiang Xiaoshuai.
"Hai
visto? Mi ha detto che non ci lasceremo...per ora. Valeva la pena o
no? Altroché se valeva!"
Jiang Xiaoshuai nascose l'espressione di disprezzo in gola, mantenendo un sorriso amichevole.
"Dottore, quanto tempo ci vorrà per guarire?"
"Almeno due mesi."
"Due mesi?! Quanto mi costerà tutto questo?"
Era ormai calata la sera. In clinica c’erano solo Wu Qichen e Jiang Xiaoshuai. Wu Qichen teneva una mano fasciata e con l’altra giocava a Zuma sul cellulare. Jiang Xiaoshuai stava accanto a lui, guardando le palline colorate che venivano lanciate. Wu moriva ogni volta, ma continuava imperterrito a riprovare.
"Senti..." Jiang Xiaoshuai tossì. "in una situazione del genere... ti metti a giocare?"
"Mi annoiavo. Ho questo gioco sul telefono, ma non riesco a superarlo."
Il
volto di Jiang Xiaoshuai mostrò un’espressione ironica.
"Con
quella botta che hai preso, pensi davvero di farcela?"
"Non sto sparando a caso! Gioco secondo le regole."
Jiang Xiaoshuai osservò lo schermo per un po’, poi gli venne un sospetto.
"Aspetta un attimo... non è che sei daltonico?"
"No, distinguo i colori."
Jiang
Xiaoshuai lo fece fermare e indicò una pallina rossa sullo
schermo.
"Che
colore è questo?"
"Giallo," rispose Wu Qichen serio.
Jiang
indicò una pallina verde.
"E
questo?"
«Sempre giallo.»
Infine
indicò una pallina viola.
"E
questo?"
"Blu."
Jiang
Xiaoshuai gli diede una pacca sulla spalla.
"Amico
mio… sei daltonico. Lascia stare quel gioco, è inutile."
Wu
Qichen continuò a giocare distrattamente.
"Se
non hai niente da fare, dammi una mano con i colori."
Jiang Xiaoshuai trovava Wu Qichen piuttosto divertente e senza volerlo cominciò a parlare un po’ di più con lui.
"Ehi, ma perché lei voleva lasciarti?"
Wu
Qichen fece una smorfia.
"Dice
che sono grasso."
Poi gli lanciò il portafogli, dove c’era una foto di lui e Yue Yue: in quella foto era più magro di quasi venticinque chili.
Jiang Xiaoshuai, guardandola, provò una certa compassione.
"La tua situazione non è delle migliori...lei è davvero molto più bella di te. Ti capisco, ma devi fartene una ragione."
"Ehi! Come ti permetti?" protestò Wu Qichen.
"Dico solo la verità," ribatté Jiang Xiaoshuai, impassibile.
"Ma
sei serio? Guarda qui!" Wu
Qichen si indicò e poi indicò la foto.
"Questo
sono io! Lo giuro!"
Jiang
Xiaoshuai, stupito, gli strappò la foto di mano. La osservò
attentamente, poi guardò il volto gonfio davanti a lui, confrontò i
due...
Beh,
in effetti un po’ ci assomigliava. Quel grassone era davvero un
“titolo con potenziale”.
Jiang
Xiaoshuai allora capì tutto.
La
ragazza voleva lasciarlo? Beh, con un cambiamento così drastico, chi
non si sarebbe spaventato?
"Amico mio, devi perdere peso in fretta! Guarda quella foto: sopracciglia folte, uno sguardo acuto... Ma adesso, anche con quegli occhi grandi, sembri solo... impacciato!"
Wu
Qichen sbarrò gli occhi.
"Davvero?"
"Perché
dovrei mentirti?" Jiang
Xiaoshuai gli tolse l’ago.
"E
per un po’ evita di strafogarti. Anzi, approfittane per dimagrire!"
Due
mesi dopo, la ferita di Wu Qichen era completamente guarita: liscia,
ben chiusa.
Proprio
come aveva detto Jiang Xiaoshuai, Wu era diventato vegetariano per un
periodo e aveva perso oltre venti chili. Ora il suo aspetto era molto
più gradevole rispetto a prima. Si sentiva leggero, come se
camminasse sulle nuvole.
Quel giorno, comprò apposta due pacchetti di sigarette da portare alla clinica in segno di ringraziamento.
"Dopo due mesi che vengo qui per cambiare le bende… quasi quasi mi dispiace andarmene."
Jiang
Xiaoshuai rise in modo fresco e diretto:
"Se
ti dispiace davvero, puoi sempre darti un’altra botta in testa.
Così ci vediamo tutti i giorni."
Wu Qichen rise forte, salutò con la mano e se ne andò a grandi passi.
CAPITOLO 4: Posso ancora morire per te
Durante i due mesi di riabilitazione, Wu Qichen fece diverse telefonate a Yue Yue, sperando di convincerla a incontrarlo. Yue Yue non accettò. Disse: "Quando starai meglio, ci vedremo. Nel frattempo, approfittane per riflettere."
Per rivederla prima possibile, Wu Qichen collaborò attivamente con le cure. Rifiutava qualsiasi cibo che non fosse salutare. Alla fine smise persino di usare il cellulare, temendo che le radiazioni potessero rallentare la guarigione. Alla fine, ce la fece.
Quando Yue Yue seppe che Wu Qichen era guarito, accettò finalmente di incontrarlo. Non si sarebbero visti all'ingresso del vicolo, ma al lago del parco, lì non c’erano mattoni.
Wu
Qichen arrivò in anticipo.
Si
fermò sulla riva del lago, assaporando la brezza leggera. Rispetto
all’ultima volta che si erano incontrati, appariva molto più
pulito e curato. Indossava una maglietta che Yue Yue gli aveva
regalato per il compleanno quando era al secondo anno di università.
Col tempo non gli era più entrata, ma ora sì: l’aveva ritrovata e
provata e ci stava di nuovo dentro.
Yue Yue arrivò, il viso candido, illuminato dal sole, gli occhi brillanti, il corpo snello, una bellezza semplice e impeccabile. Non appena la vide, ogni cellula di Wu Qichen gridava di gioia ed eccitazione. Non la vedeva da così tanti giorni che sentiva il cuore come una gabbia piena di gatti: prudeva e faceva male.
Quando Yue Yue lo vide, a parte un lampo di sorpresa, non mostrò altre emozioni.
"Come hai fatto a dimagrire così tanto?"
“Ho pensato a te.“ disse Wu Qichen, allungando una mano per spostarle i capelli dalla fronte.
"L’ultima volta mi hai detto che ero grasso. Da allora ho cercato di dimagrire. Anche se non sono ancora al livello ideale, continuerò a impegnarmi."
Sul viso di Yue Yue passò un’ombra d’emozione, ma subito tornò impassibile.
Wu
Qichen si avvicinò un po' di più.
“Hai
detto che avevi bisogno di tempo per riflettere. Ci hai pensato
bene?”
“Ci ho pensato. Lasciamoci.”
Anche se era la seconda volta che sentiva quella frase, il cuore di Wu Qichen fece comunque male.
“Perché? Hai detto che ero grasso e io ho iniziato subito a dimagrire. Cosa vuoi che faccia ancora?”
Yue
Yue rispose, con voce sempre fredda:
“Wu
Qichen, te l’ho già detto, non si tratta solo di chili in più.
Non sai che tipo di vita voglio. Non voglio vivere alla giornata, non
voglio trascinarmi ogni giorno tra mercati e spese infinite.
Capisci?”
Wu
Qichen la fissava con occhi ostinati.
“Quindi...
non mi ami più?”
“Non è che non ti amo.” disse Yue Yue con un tono secco. “È che non capisci. Con la tua situazione attuale e le tue prospettive, anche se fossi più generoso... resterebbe così.”
“Ma come puoi dire che non ho prospettive? Lavoro in un’impresa statale. Quanti darebbero tutto per entrarci? È vero, ora il mio stipendio non è alto, ma tra qualche anno, quando diventerò ingegnere, potrò guadagnare cinquanta, sessantamila all’anno!”
“Eh... Cinquantamila? E con cinquantamila, riesci a comprare anche solo un metro quadrato di casa?”
L’entusiasmo che Wu Qichen aveva raccolto svanì come foglie d’autunno nel vento.
“Yue Yue, tu non eri così! Ricordo che ai tempi dell’università mi dicevi sempre: "Io non chiedo niente, mi basta stare con te per sempre."
“Ero gentile, non l’hai capito?” Yue Yue era sempre più distaccata. “Speravo che quelle parole ti toccassero, che ti motivassero. Ma invece, hai preso tutto alla lettera! Hai frainteso la mia sincerità, il mio non chiedere nulla. Adesso parli solo di imprese statali, come se fossero il massimo. Non capisco da dove venga tutto questo tuo senso di superiorità.”
Wu Qichen restò in silenzio.
“Va bene, ho detto tutto quello che dovevo dire. D’ora in poi...”
“Posso
ancora morire per te ” la
interruppe Wu Qichen. Gli occhi di Yue Yue si fecero scuri, come se
non potesse credere a ciò che stava sentendo.
“Quante
volte vuoi ripetere questa scena? È diventata una barzelletta. E
poi, dove trovi ora un mattone?” Con
sua grande sorpresa, Wu Qichen fece un sorriso strano.
“Non c’è un mattone?”
Si voltò e andò verso un albero alle sue spalle. Sotto gli occhi increduli di Yue Yue, scavò sotto uno strato di terra… e tirò fuori un mattone che aveva seppellito in precedenza. La sua "porta cerebrale" era sempre quella e anche il colpo fu uguale. Solo che questa volta non svenne.
“Wu Qichen, tu non sei un essere umano!!!”
Yue Yue lo gridò con rabbia, si avvicinò e lo colpì con forza, poi se ne andò furiosa fuori dal parco.
Capitolo 5: Parole dal cuore
Jiang Xiaoshuai aveva appena accompagnato fuori l’ultimo paziente, quando vide due figure familiari non lontano. I muscoli del viso gli si contrassero. Cazzo, era passato meno di un’ora da quando se n’erano andati. E sono già tornati?
Questa volta Yue Yue non era così accomodante: spinse direttamente Wu Qichen verso Jiang Xiaoshuai, poi si voltò e se ne andò.
Jiang Xiaoshuai aiutò Wu Qichen a entrare in casa. La madre di Wu Qi era imbarazzata, sembrava che portasse sfortuna.
“Amico mio, io scherzavo con te… ma tu fai sul serio? Davvero pensi che io stia al gioco?”
Wu
Qichen rispose con un sorriso storto:
“Vuole
lasciarmi di nuovo.”
Dopo aver pulito la ferita, Jiang Xiaoshuai cominciò a preparare l’anestetico. Per alleggerire la tensione, iniziarono a chiacchierare senza un vero filo logico.
“Anche stavolta lo hai fatto per lei?”
Wu Qichen sospirò: “Sì… sono io che insisto.”
Jiang Xiaoshuai era uno schietto, sempre diretto. “Ma ti rendi conto che sembri un idiota?”
Wu
Qichen era visibilmente frustrato:
“Ho
appena iniziato a lavorare da due anni. Lo stipendio è basso,
guadagno poco. Ma lei continua a rimproverarmi dicendo che non ho
prospettive. Una volta ha detto che voleva un iPhone. Ho risparmiato
ogni centesimo, ho tirato fuori cinquemila yuan con i denti stretti e
gliel’ho comprato. Poi ha visto un set di cosmetici da oltre mille
e ho usato i soldi del mio vecchio telefono per comprarle anche
quelli. Questo cellulare l’ho usato per cinque anni e nel frattempo
ho cambiato il suo quattro volte…”
Jiang
Xiaoshuai alzò le spalle:
“Se
me lo dici così… mi sa che la tua ragazza ha fatto bene a
lasciarti.”
Gli
occhi di Wu Qichen si spalancarono:
“Cosa?!
Perché?!”
Jiang
Xiaoshuai borbottò:
“Fatti
un piacere… risparmia almeno per vivere dignitosamente!”
Il cuore di Wu Qichen si strinse. Scosse la testa, ma il movimento gli tirò la ferita e fece una smorfia di dolore.
“Basta
muoverti!”
lo rimproverò Jiang Xiaoshuai, mentre gli sistemava la testa.
A
guardarlo da vicino, Wu Qichen non era affatto male.
All’inizio era ingrassato al punto da deformare i lineamenti, ma ora, con qualche chilo in meno, l’aspetto era più scolpito. Non era un Adone, ma nemmeno da buttare. Di certo non meritava di sentirsi uno scarto.
“Dottore… questa volta quanto ci vorrà per guarire?”
“Stavolta non è così grave. Se ti curi bene, in un mese potresti essere a posto.”
Durante quel mese, Wu Qichen vide spesso Tian’er venire da Jiang Xiaoshuai per farsi cambiare la medicazione. A forza di incrociarsi, divennero amici e Wu cominciò a confidarsi.
“Sono il più piccolo della famiglia. Ho due sorelle più grandi: la maggiore ha già più di quarant’anni e i suoi figli sono al liceo. La seconda si è sposata al sud e ha appena avuto un bel maschietto. Mio padre ha avuto un’ischemia cerebrale più di dieci anni fa… è morto l’anno prima che iniziassi a lavorare. I miei genitori mi hanno sempre viziato un po’, ero il loro preferito. Mi ricordo ancora bene i tempi belli… Anche perché mia sorella di mezzo era un vero peperino.”
“Da piccolo ero bravissimo a scuola. Prendevo sempre i voti più alti della classe. Tutti nel vicinato mi lodavano: dicevano che da est a ovest non c’era un bambino come me. Non ho mai fatto qualcosa di sbagliato. A scuola ero diligente e a casa aiutavo mia madre. Una volta, da bambino, presi l’autobus ma non avevo pagato il biglietto. Mi sentii così in colpa che scesi al capolinea per pagare e poi tornai a casa a piedi.”
“Anche all’università non ho mai marinato. Prendevo la borsa di studio ogni anno. Una volta la mia ragazza mi chiese di saltare le lezioni per andare a fare shopping… non accettai. La prima volta che siamo stati in albergo insieme, io ero sdraiato a guardare la TV tutta la notte. Lei mi abbracciò, ma io non approfittai. Quando iniziai a lavorare, tutti i colleghi rubacchiavano roba dell’ufficio. Io non l’ho mai fatto. Se qualcosa non è mio, non lo tocco. Anche se mi fa male.”
Jiang Xiaoshuai lo ascoltava in silenzio e alla fine sospirò piano.
“Non hai avuto una vita facile, davvero.”
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