domenica 20 luglio 2025

Counter Attack Volume 1 Cap 6-10

                                                               COUNTER ATTACK

               VOLUME 1 CAPITOLI 6-10


CAPITOLO 6: Cercando una mamma a cui chiedere un prestito

Wu stava palleggiando quando si girò verso Jiang Xiaoshuai:

"Mi comporto bene, non faccio nulla di male, la tratto con tutto il cuore. Allora perché continua a lasciarmi?"

"
Perché sei troppo diretto, troppo facile da capire. Questo la annoia. Tutti hanno un desiderio di conquista. Quando da te non ottiene più soddisfazione, quando quel senso di conquista si svuota, perde interesse. Tu giocheresti a un videogioco che conosci a memoria o guarderesti una serie TV sempre uguale?"

"Sì, ho visto più di venti volte Swords."
Jiang Xiaoshuai lo guardò esasperato.
"Quanti come te esistono al mondo?"

Wu Qichen stava scrostando la vernice dalla cover del cellulare, ma nel suo cuore non c’era rassegnazione. Così chiese:
"Secondo te, se la incontrassi, le facessi un regalo costosissimo e le dimostrassi che non so nemmeno come si fa a rompere… mi lascerebbe ancora?"

Jiang Xiaoshuai cercò di spiegarsi con delicatezza:
"Una persona che non ti ama può trovare mille motivi per lasciarti. Ne tagli uno, ne nasce un altro. Tu passi giorni a costruire qualcosa e lei lo distrugge in pochi secondi. Non puoi mai raggiungere la velocità delle sue scuse."
"Non ci credo." ribatté testardamente Wu.

Jiang Xiaoshuai gli diede un colpetto in testa.
"Come fai a esserne così sicuro?"
"Studio scienze. Credo nelle prove. Niente condizioni solide, niente conclusioni. Non è che se leggi un romanzo puoi capire tutto. Alla fine, gli esseri umani non sono così complicati. A volte si lasciano per una parola non detta. Succede ovunque!"
"Ok!" Jiang Xiaoshuai non voleva più discutere. "Fai come ti pare!"

In un batter d’occhio, il tempo si era raffreddato e le ferite di Wu Qichen erano ormai guarite.
In quel mese aveva perso più di dieci chili, sembrava più energico e anche il suo aspetto era migliorato.
Parlava ogni giorno con Jiang Xiaoshuai e le giornate sembravano meno difficili.
Il suo carattere era diventato molto più tranquillo.

"Quindi è davvero finita?"
chiese Jiang Xiaoshuai guardandolo di sottecchi. "Non tornerà più?"
"Non credo. Stavolta ne sono abbastanza sicuro."
Jiang Xiaoshuai sospirò a fondo. "Allora va bene. Se hai tempo, passa a trovarmi."

Wu Qichen uscì dalla clinica con passo calmo.
Stavolta, rispetto all’ultima, non aveva quell’urgenza di vedere Yue Yue. Non le telefonò subito per farla uscire, ma fece un giro e tornò prima a casa.
Sua madre, Wu Ma, era seduta su un cuscino, intenta a cucire dei pantaloni imbottiti per suo nipote.
Onestamente, chi indossava più quelle cose? Erano ingombranti e difficili da lavare.
Ma Wu Ma ci teneva. Sentiva che quelli venduti nei negozi non erano abbastanza caldi.
Aveva strappato qualche metro di cotone preconfezionato e si era messa al lavoro. Tuttavia, quando si è anziani la vista si fa debole; infilare l’ago era un’impresa e le mani le facevano male.
"Ti aiuto io."

Le dita ruvide di Wu Qichen presero l’ago e nel suo sguardo brillarono riflessi sinceri.
Solo fori di spilli e fili penzolanti: tutto era trasparente.
"Figliolo, sei dimagrito tanto." disse la madre con tono preoccupato.
Wu sorrise. "Ho solo perso peso."
"Dimagrire non è un gran bene. È meglio essere un po’ in carne, così sembri più forte."
"Non è su di te che devo fare colpo, mamma, ma su tua nuora."
Wu Ma allora chiese: «E Yue Yue, quando verrà a trovarci?»
Wu Qichen le passò il pezzo di stoffa appena cucito e rispose vagamente:
"Presto. È molto occupata col lavoro in questo periodo."

Wu Ma annuì e continuò a cucire.
Wu Qichen si avvicinò, prese i ritagli di stoffa e li mise in una vecchia scatola di scarpe.
Non sapeva bene perché lo stesse facendo.
Quella scatola aveva più di dieci anni.
La marca era fallita da tempo, ma la scatola era ancora lì, squadrata e intatta.
Il cuore di Wu si strinse. Aveva un peso al petto che non riusciva a sciogliere.

"Hai qualcosa da dire alla mamma?"
chiese Wu Ma per prima.
Wu Qichen esitò, ma non riuscì a parlare.
Sua madre capì.
Con il suo corpo impacciato salì sul letto, tolse le due coperte piegate sopra, sollevò quella sotto, la aprì, la richiuse, poi la riaprì ancora. Dentro c’era una tasca cucita.
La scucì, tirò fuori una bustina di stoffa ben sigillata.
Tre strati.
Dentro c’erano solo 10.000 yuan.
"Mamma, te li restituirò. Te lo prometto.» disse Wu Qichen.
Wu Ma agitò la mano.
"Siamo una famiglia. Non si dicono cose del genere tra di noi."


CAPITOLO 7: Sappi che devi tornare!

Questa volta, per evitare qualsiasi incidente, Yue Yue scelse lei stessa la caffetteria.
Arrivò persino dieci minuti prima di Wu Qichen e controllò scrupolosamente tutti i posti a sedere, sopra e sotto, per assicurarsi che non ci fossero mattoni nascosti da nessuna parte.

Alle otto di sera, Wu Qichen arrivò.
Yue Yue guardò la figura che si avvicinava lentamente e sentì una certa delusione.
Wu, dimagrito, era meno fastidioso alla vista, ma il suo atteggiamento freddo e pungente continuava a farle passare la voglia di qualsiasi cosa.
Nel rivedere Yue Yue dopo tanti giorni, il cuore di Wu Qichen si agitò, per poi stabilizzarsi.
"Non ti sei dimenticato il cervello da qualche parte?" chiese Yue Yue con noncuranza.

Wu si passò una mano sulla testa lucida e sorrise:
"Dio non ha avuto il coraggio di rovinare un volto così affascinante."
La stessa vanità, la stessa ironia: detta da un vero "alto, bello e ricco", avrebbe fatto tremare il cuore di qualsiasi dea.
Però, detta da Wu Qichen... sembrava solo arrogante e irritante.

"Questo è il mio regalo per te, una collana di platino",
disse Wu Qichen.
Chi è abituato a flirtare l’avrebbe mascherato con un “Aprila pure~” e un’espressione da innamorato.
Ma Wu Qichen non era quel tipo.
Comprò la collana e lo disse chiaramente, senza giri di parole.
Spinse la scatolina davanti a Yue Yue e solo allora si accorse che lei aveva già una collana al collo.
Una con diamante.
Mai vista prima.

"Chi ti ha regalato quella collana?"
chiese Wu Qichen.
Yue Yue si accarezzò il collo con dita sottili e bianche come cipolla.
Ogni gesto tradiva quanto ci tenesse. "Un amico."

La mano di Wu si bloccò a metà del gesto e, con tono incerto, domandò:
"Se ti do questa, l'accetterai lo stesso?"
Yue Yue sorrise, calma:
"Visto che l'hai già comprata, tanto vale non sprecarla, no?"
Wu Qichen tirò un sospiro di sollievo.
Gli occhi gli si illuminarono appena e si alzò, deciso a metterle lui stesso la collana.
"Prima devo togliere l'altra, è troppo complicato. Indosserò il tuo un'altra volta", disse, infilando di nuovo la scatola nella borsa.
Wu si risiedette senza fretta.

"Signore, cosa desidera da bere?"
Wu Qichen notò che anche il caffè più economico costava più di quaranta yuan, e rispose subito:
"Niente, grazie. Non bevo nulla."
Fuori dalla vista del cameriere, Yue Yue gli lanciò un’occhiataccia.

"Ti ho già dato il regalo… quindi… pensi di rompere con me come le altre volte?"
Le pupille di Yue Yue si colorarono di rosso sangue.
Sembrava avesse appena sentito la cosa più assurda del mondo.

"Wu Qichen, secondo te che razza di persona sono io? Se davvero tornassi con te solo per una collana di platino, non sarei forse una persona superficiale?
Se questo è il motivo per cui me la regali, allora no, grazie."
Estrasse la scatola dalla borsa e la spinse verso di lui, con decisione.
Quel gesto le costò fatica, era come giocarsi tutto in una scommessa.
Se lui avesse mostrato anche solo un minimo di esitazione, non l’avrebbe mai restituita.
Ma perse.

"
Va bene allora", disse Wu Qichen, ritirando a malincuore la scatolina.
Nel momento in cui le loro mani si sfiorarono, Yue Yue ritrasse la sua intenzionalmente, ma lui non se ne accorse.
"Quindi… vuoi ancora rompere con me?"
Rompere! Ma si può?! Yue Yue era così furiosa da sentirsi le viscere contorcersi.
"Certo che sì!"

Era la terza volta che lui sentiva quelle parole.
Facevano ancora male, ma meno delle prime due.
Per abitudine, chiese:
"E perché? Sono forse ancora grasso? O brutto? O scemo?"
Yue Yue era ancora troppo sconvolta per la collana. Cosa poteva dire?
"Non voglio un uomo con uno stipendio da fame. Se vuoi stare con me, licenziati e dimostra cosa sai fare. Sei laureato in una delle migliori università e non sei nemmeno in grado di mantenerci con il tuo lavoro?"
Questa volta Wu Qichen rispose con fermezza:
"Non lascerò il lavoro. Ma posso anche morire per te."

Yue Yue avrebbe voluto urlare al cielo:
Cristo santo! Ma cosa ho fatto per meritarmi una cosa simile?
"Te l’ho detto, Wu Qichen, ormai nei paraggi non si trova più nemmeno un mattone! Non hai più scuse per le tue scenette drammatiche!"
"Chi l’ha detto? Ne ho uno pronto all’uso", rispose lui.

Yue Yue lo fissò con occhi affilati.
"Impossibile. Ho controllato ovunque."
Con calma, Wu Qichen tirò su la cerniera del suo cappotto, ma Yue Yue fu più veloce: gli afferrò la borsa, la aprì, e dentro… c’era un mattone.

Cristo santo! È davvero venuto con un mattone!!! Wu Qichen, sei pazzo!!
E non era finita.
Wu Qichen tirò giù la zip della giacca, infilò la mano tra gli strati spessi e…
Tirò fuori un altro mattone, sbattendoselo sulla testa con forza.
Tutti i clienti nel locale si alzarono urlando, scappando lontano con espressioni terrorizzate.

Le pupille di Yue Yue si fecero viola dalla rabbia e digrignò i denti.
"Mi stai davvero facendo impazzire!!"
Wu Qichen si alzò sanguinante, lo sguardo calmo e il sorriso ostinato sulle labbra.
"Se mi hai notato, allora questo mattone è servito a qualcosa."

Questa volta, Wu Qichen non lasciò che nessuno lo accompagnasse: si diresse da solo verso la clinica.
Erano le nove e quasi tutte le luci erano spente.
Di solito Jiang Xiaoshuai chiudeva presto, ma quella sera le porte della clinica erano spalancate e lui era lì, sull’uscio, con lo sguardo attento rivolto verso la strada.
Infine, vide ciò che aspettava.

"Oh? Non hai ancora chiuso?"
chiese Wu Qichen, un po’ sorpreso.
Jiang Xiaoshuai fece un sorrisetto.
"Lo sapevo che saresti tornato. Ho lasciato la porta aperta apposta per te."
Wu Qichen si sentì leggermente imbarazzato.
Jiang Xiaoshuai alzò il mento:
"Che aspetti? Entra."
I due si avviarono verso la clinica, zoppicando all’unisono.


CAPITOLO 8: La collana è sparita

Una sera, dopo una settimana, Wu Qichen andò come al solito alla clinica per cambiare la medicazione.
Jiang Xiaoshuai lo aiutò lentamente a togliere la garza. 
Le sue lunghe ciglia nere tremolarono leggermente mentre emetteva un piccolo verso beffardo dal naso.

"Stai diventando sempre più resistente, eh? Sono passati solo pochi giorni, ed è quasi guarita."
Wu Qichen rise piano.
"Ma quali pochi giorni?"
"È quasi una settimana!" sbottò Jiang Xiaoshuai.

Wu cominciò a fare il vago.
“Che combini adesso di nuovo?”  Jiang Xiaoshuai gli diede una ginocchiata. “Non starai mica pensando a un altro incontro a sorpresa? Te lo dico, se vuoi ancora giocarti quella carta, vedi di venire da me la prossima volta! Con tutte queste scene, comincio a chiedermi se ti piace lei o io.”
Grazie… te lo riporto domani!”

Dopo tre o quattro ore, con gli occhi rossi per la stanchezza, Jiang Xiaoshuai crollò sul cuscino e si addormentò.

Ehi! Ehi! Ehi!”
Tre forti colpi alla porta.
Jiang Xiaoshuai si rigirò infastidito e cercò di ignorarli.
Ehi… “
Una fitta sequenza di colpi seguì.
Cazzo! pensò, irritato. Chi diavolo bussa alla porta a quest’ora?
Trascinandosi i piedi, andò verso l’ingresso e urlò:
Chi è?”
Xiaoshuai, sono io!” La voce di Wu Qichen era ansiosa.
Pensavo fossi corso da lei sotto la pioggia” commentò sarcastico.
Ma che dici, a quest’ora? Che ci vado a fare?”
A quest’ora?!” Jiang Xiaoshuai era ancora mezzo addormentato.
Si passò una mano sul viso, poi sbottò:
Ma se è tardissimo! Perché sei venuto qui?”
Ho preso in prestito dei soldi da mia madre per comprarle una collana. Yue Yue non l’ha voluta. Così ho pensato di tornare subito indietro per restituirla e riavere i soldi. Solo che… quando sono andato a per prenderla, non c’era più. Pensavo magari fosse caduta qui. Ho visto la luce accesa e ho sperato che fossi ancora sveglio, così ho bussato.”
Quand’è stata l’ultima volta che l’hai vista?” chiese Jiang Xiaoshuai.

Wu Qichen si grattò il collo, sorridendo imbarazzato.
Mentre finiva di cambiare la medicazione, fuori cominciò a tuonare.
Wu avrebbe voluto rimanere a chiacchierare un po’ con Jiang Xiaoshuai, ma non riusciva ad aspettare oltre.
Si infilò di fretta il cappotto e si diresse alla porta, ma Jiang Xiaoshuai lo fermò, mettendogli in mano un ombrello.

E Wu Qichen sfrecciò via sotto la pioggia.
Jiang Xiaoshuai non tornò subito a casa. Aveva deciso di passare la notte nella clinica.
Chiuse bene le finestre e le porte, poi entrò nella stanza da letto.
Fuori pioveva già a dirotto.
Si avvicinò alla finestra. Non aveva sonno.
Si sedette davanti al computer con le gambe incrociate, battendo sui tasti mentre ascoltava il vento.

Jiang Xiaoshuai si fermò, sospettoso. Non avrà fatto qualcos'altro di stupido?
Aprì la porta: Wu Qichen era lì, in piedi, ancora con la garza in testa, ma con le scarpe completamente fradice.

Jiang Xiaoshuai si grattò i capelli con irritazione e fece cenno a Wu Qichen di entrare.
Wu Qichen rovistò ovunque nella clinica per mezz’ora.
Controllò ogni angolo, perfino le tubature con una torcia, ma della collana nessuna traccia.

"Quando gliel’ho portata. Dopo non ci ho più fatto caso."

Jiang Xiaoshuai lo fissò, pensieroso e gli chiese di raccontargli tutta la scena della consegna.
Quando Wu Qichen finì, lui sorrise amaramente, lo guardò con espressione seria e disse:

"
Puoi anche continuare a cercarla, ma quella collana non la troverai."
"Perché?" chiese Wu Qichen, confuso.
Jiang Xiaoshuai, ormai certo, glielo disse senza mezzi termini:
"Quella collana… se l’è presa lei. Hai capito?"
Wu Qichen scosse la testa, ancora incredulo.
"Impossibile. Ha detto che non la voleva e io l’ho rimessa via. Come potrebbe avermela presa dalla borsa di nascosto?"
"Se non mi credi, vattene a casa a pensarci."

Wu Qichen ci pensò davvero, poi concluse:

"Magari… magari ci ha ripensato mentre tornava a casa. Forse… forse l’ha presa di nascosto, mentre stava pensando al mio suicidio…”
Jiang Xiaoshuai gli diede un colpo in testa con un dito e lo fulminò con lo sguardo.

"Se mia madre fosse un tuono, ti avrebbe già fulminato a morte, idiota!"


CAPITOLO 9: Ti do una radice bruciata dal passato!

La pioggia fuori aumentava sempre di più. Jiang Xiaoshuai, non se la sentiva di cacciare di nuovo Wu, così decise semplicemente di lasciarlo dormire lì.
Appena fosse arrivato il mattino, sarebbe andato direttamente al lavoro, evitando di fare avanti e indietro per niente.
I due uomini erano stretti su un solo letto, cuciti l’uno all’altro, sdraiati supini con le braccia appoggiate sulla pancia.
Jiang Xiaoshuai guardava Wu Qichen di profilo: ormai non somigliava più per niente alla persona che aveva conosciuto all’inizio.
Il suo volto, immerso nell’oscurità della notte, aveva tratti ancora più definiti e nei suoi occhi umidi si rifletteva il soffitto, limpido e trasparente come non mai.

"Che giorno è oggi?" la voce di Wu uscì improvvisa, interrompendo i sogni piacevoli di Jiang Xiaoshuai.

"Il trenta."

Wu Qichen si alzò di scatto, tirò fuori il cellulare dalla tasca e compose il numero di Yue Yue.
Dopo un attimo, la voce affranta di lei risuonò al telefono.

"Ehi? Che succede?"
"Oggi è il 30, il pacchetto Love famiglia ha 877 minuti. Tu lascia pure il telefono acceso così com'è, dormi pure tranquilla... ma quei minuti non li regaliamo certo alla China Mobile."

Dall’altra parte si sentì una raffica di insulti pieni di rabbia, frustrazione, sgomento e isteria.
"Idiota del cazzo!"

La sua compagna di stanza, svegliata dal rumore, chiese:
"Che succede?"
"Il mio ex è un pazzo. Gli ho detto tre volte di lasciarmi in pace, ma continua a tornare a minacciarmi di suicidarsi."
La ragazza chiese:È lui che ti ha regalato quella collana di platino?
"Cavolo! Se non me lo chiedevi, stavo quasi per dimenticarmene... ma ora che me l’hai fatto tornare in mente, mi girano ancora di più! Me l’aveva già regalata, era fatta! Poi gli ho detto due cose in faccia e lui che fa? Se la riprende! Ma dico, si può essere così?"
"Cosa? E quello dovrebbe essere un uomo?"
"Non ho lasciato correre. Quando ha iniziato a colpirsi con un mattone, ho ripreso la collana."
"Naturalmente. Non ha senso sprecare un buon regalo!"
"Devo trovare un negozio dove venderla, devo venderla bene."

"..."

Jiang Xiaoshuai non ce la fece più ad ascoltare, riattaccò il telefono per Wu Qichen.
Wu borbottò fra sé e sé:
"In realtà ho già fatto cancellare il pacchetto famiglia, volevo solo sentire la sua voce."

Jiang Xiaoshuai rispose freddo e sarcastico:"Ora ti basta?"
"Sì, basta." Wu Qichen sembrava svuotato. "Ma come si fa ad accettare una rottura."
"Avresti dovuto accettarlo fin dall'inizio!" Jiang Xiaoshuai saltò su furiosamente, battendo i pugni sul letto. "Ti avevo avvertito! Non le importa nulla di te! Stai sprecando mattoni!!"
"Era sempre lo stesso mattone, avanti e indietro."

Il petto di Jiang Xiaoshuai si sollevava furiosamente, grondava sudore dalla fronte, e dentro di sé non poté fare a meno di maledirsi un po’:
Ma insomma, quello mica è morto… e tu sei qui a perdere la testa?!

"Xiaoshuai, a pensarci adesso, devo ammettere che quello che hai detto aveva davvero un certo senso. A quel tempo tanto valeva darmi alle lettere. Se avessi studiato lettere, mi sarei buttato direttamente nel lago Weiming... magari adesso sarei già al quinto ciclo di reincarnazione."

Jang Xiaoshuai rise con disprezzo.
"Sì, verrò sicuramente sulla tua tomba a bruciarti una radice."
"Cosa?"
"Non sai nemmeno se hai una radice, eh?"

Wu Qichen non disse nulla, tutto il corpo si fece freddo, come se la pioggia fuori lo stesse bagnando direttamente.
Il telefono squillò di nuovo e Wu Qichen lo prese come fosse un salvagente, strizzando gli occhi per vedere chi chiamava.
Purtroppo non era Yue Yue, ma il capo del loro reparto.
"Ti stavo chiamando, sei stato occupato tutto il tempo?" la voce era impastata dall’alcol.
"Il telefono è rotto e il segnale fa schifo."
"Muoviti, vieni subito. La macchina si è rotta, domattina serve per lavorare."

Appoggiò il telefono, si alzò meccanicamente e si mise le scarpe.
Jiang Xiaoshuai si sedette e lo guardò.

Non è troppo tardi per uscire? Piove. E poi, il tuo capo... possibile che la macchina si rompe e non chiama un elettricista?E con quella ferita alla testa, esci così?”

Wu Qichen era ormai abituato. Era diventato praticamente il tuttofare del reparto: riparava luci, computer, macchinari...

Quando qualcosa si rompeva cercavano lui.
In quell’ufficio erano in quattro in tutto, e solo lui lavorava davvero.
Gli altri tre aspettavano, ma lui guadagnava più di tutti e si sentiva pure soddisfatto.

"Ehi, ma ci vai davvero?" Jiang Xiaoshuai lo inseguì fino alla porta.
"La tua casa è un po' fredda. Esco per riscaldarmi un po'.."

..."


CAPITOLO 10: Sto per dimettermi!

A quell’ora, con quella pioggia così forte, anche se trovavi un mezzo, dovevi pagare una fortuna.
Wu Qichen, spaventato dal capo, correva a tutta forza con le gambe bagnate dalla pioggia e l’ombrello sulla testa veniva sbattuto dal vento.

Un vecchietto che guidava un mototaxi aveva seguito Wu Qiqiong per un po’.
Non se la sentiva di lasciarlo andare così e gli gridò:
"Ragazzo, sali! Non voglio soldi, dimmi solo dove devi andare!”

Quella frase riscaldò Wu Qichen nel profondo.
Non si disturbi, basta girare l’angolo e sono arrivato.” Gli diede i 37 yuan rimasti in tasca.

Nonno, tieni quei soldi, vai a casa e riposati. Sei troppo anziano per correre come noi giovani.”

Il vecchietto voleva restituirgli i soldi, ma Wu si girò e, quando l'anziano provò a rincorrerlo, il ragazzo sparì senza lasciare traccia.
Dopo più di dieci minuti di corsa, finalmente arrivò in azienda.

Il capo, ubriaco, era caduto per terra nell’ufficio.
Wu Qichen spalancò la porta e il capo lo schiaffeggiò sul viso come se fosse colpa sua.

Guarda l'ora! Di solito qui dovrebbero esserci cinque o sei persone, ma quando ho bisogno di fare qualcosa, non c'è nessuno! Tutto il giorno a frignare per un aumento di stipendio, ma vi siete mai chiesti se davvero valete quei soldi? Cosa stai guardando? Ti ho chiamato qui per riparare la macchina, non per fissarmi!”

Wu Qichen non rispose e iniziò a controllare la macchina. Nessuno lo aiutò, poteva solo contare sulla sua torcia e le sue mani esperte.
Ad un certo punto un colpo di corrente gli fece uno scherzo e il capo ridacchiò accanto a lui. Lo schiaffo fece volare i capelli di Wu Qichen....

Dopo una notte di lavoro, Wu riuscì finalmente a trovare il guasto. Il supervisore, intanto, si era appena svegliato.

Le parti sopra sono rotte, devono essere cambiate.”

Alla parola “cambiare”, il capo aggrottò subito la fronte. “Cambiare pezzi, chi li paga?”
Appena sentì che doveva pagare di tasca sua, Wu Qichen si preoccupò. Pochi centinaia di yuan non erano una cosa da poco, perché mai doveva essere lui a sborsare? Lui faceva il suo dovere, ma di certo non si sarebbe fatto sfruttare!

Quel pezzo si è rotto prima che io lo riparassi, non è mia responsabilità.”

Il capo non era per nulla contento.
Wu Qichen, sei un incapace, mi aiuti a riparare la macchina e ti lamenti per qualche centinaio di yuan?”

Perché no?” Wu Qichen protestò. “Io guadagno poco più di duemila yuan al mese!”
Ti sembra poco quello che ti dà l’azienda?”!
Il capo urlò improvvisamente.
L’azienda ti tratta male? Ci sono aziende private che trattano peggio. Dove vuoi andare? Non stare lì a rompere i coglioni!”

Wu rimase immobile, come un pilastro, senza guardare nessuno negli occhi non mostrando rancore.

Come osi discutere con me?” continuò il capo. “Guardati: non fai nulla tutto il giorno. Senza di me, non avresti nemmeno questo lavoro! I tuoi colleghi si lamentano di te, vogliono trasferirti. Non sei mai stato il benvenuto qui...”

Wu Qichen pensò a quanti lavori aveva fatto per i colleghi in tre anni.
Si sentiva generoso, credeva che tutti ricordassero la sua bontà.
Tuttavia, agli occhi degli altri, lui voleva solo farsi vedere, voleva mettersi in mostra davanti al capo, voleva scalare la carriera sulle spalle degli altri.

Wu Qichen, la macchina l’hai riparata tu. Se non funziona, la responsabilità è tua. Oggi paghi senza fare storie e finisce tutto qui. Ma se continui a fare il duro, ti giuro che te la faccio pagare cara!”

Tutti erano diventati insensibili.
Wu Qichen capì finalmente che questo era un campo minato: se fai un sacco di cose buone, nessuno ti ricorderà; se fai un errore, te lo rinfacciano per sempre.
Non lo farò.” disse all’improvviso Wu Qichen. “Ho deciso di dimettermi.”

Il capo parve rendersi conto che senza Wu Qichen nessuno avrebbe fatto tutti quei lavori.
Ascoltami, Wu. Non pensare di essere arrivato dove sei da solo. Le tue capacità sono state acquisite solo grazie alla formazione dell'azienda. Se ti licenzi ora, butterai via tre anni di assicurazione.”

Assicurazione? Quale assicurazione? La mia ragazza non c’è più, quale assicurazione potrebbe aiutarmi?

Wu Qichen si girò e uscì dall’ufficio.

Il capo urlò dietro di lui:
“Ti avverto, tempo fa hai fatto un’assenza ingiustificata di una settimana, ti multo con tre volte la paga giornaliera! E poi con questo pezzo rotto di oggi, se non paghi tutto, non pensare di andartene da qui!”

Wu Qichen rispose secco:

Non ho fatto assenze ingiustificate, ero in malattia per un infortunio!”

Il capo afferrò il colletto di Wu Qichen e urlò:
“Che cazzo fai? Come osi parlarmi così?! Ti sei fatto male alla testa tre giorni fa, tutte le macchine che tocchi si rompono! È tutta colpa tua!”

Wu Qichen rimase sbalordito, la faccia arrossì. Cercò con forza di liberare la mano del capo, ma lui lo spinse contro il muro e la garza sulla sua testa cadde.

"Ancora osi graffiarmi la mano? Idiota! Figlio di puttana! Sparisci subito!"

La mano di Wu Qichen colpì il telaio del bancone e i suoi occhi pieni di sangue fissarono una foto d'identità.

La scritta "Zhang Baogui" sotto la foto rimase impressa nel suo cuore.

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Capitoli successivi 11-15


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