mercoledì 23 luglio 2025

Counter Attack Volume 1 Cap 11-15

                                                    COUNTER ATTACK

              VOLUME 1 CAP 11-15

Capitolo 11: Per favore, accettami come tuo discepolo!

Dopo la rottura, si incontrarono per la quarta volta, scegliendo un luogo isolato, in mezzo a un terreno incolto. Ettari di terra senza nemmeno un mattone o una tegola. Yue Yue si era posizionata apposta su una lastra di cemento, per essere certa che non ci fosse modo di nascondere mattoni nei dintorni. Quando tutto fu pronto, Wu comparve nel suo campo visivo.

Questa volta era diverso.
Wu si era preparato mentalmente: anche se rivedere il volto incantevole di Yue Yue gli stringeva ancora il cuore, non sentiva più quel desiderio disperato di morire per lei. Se Yue Yue avesse insistito ancora per lasciarlo, probabilmente lui avrebbe stretto i denti e annuito.

«Ho lasciato il mio lavoro nell’impresa statale. Voglio mettermi in proprio.»

Un gesto clamoroso, quasi eroico, che però non ottenne l’ammirazione della "dea"… ma una raffica di insulti.

«Hai perso il senno? Un lavoro del genere è difficile da trovare, e tu ti licenzi?! Con il tuo cervello pensi davvero di poter avere un impresa? Ma va là! Dovrai far pagare tutto alla tua famiglia! Basta, lascia perdere, torna indietro. In questa vita sei fatto per essere un impiegato qualsiasi. Senza quell’azienda, non sei in grado nemmeno di mantenerti!»

Dopo quelle parole, Wu si sentì morire dentro.
Con le mani in tasca, restava impassibile, dritto in piedi. Nei suoi occhi non c’era più né dolcezza né ossessione. Almeno, gli restava un pizzico di pazienza e ostinazione.

«Allora? Vuoi farla finita, sì o no? Parla chiaro.»

Era la prima volta che Yue Yue lo sentiva parlare in quel tono, e la cosa le suonava quasi nuova.
Si avvicinò dondolando i fianchi, gli girò attorno e lo perquisì da cima a fondo, obbligandolo perfino a togliersi scarpe e calze. Solo dopo essersi accertata che non avesse nascosto mattoni, i suoi occhi a forma di pesca brillarono.

«Lasciamoci! Stavolta non ci credo più a questa storia!»

Forse era il termine “lasciamoci” che gli faceva scattare qualcosa nella mente.
Wu tirò fuori il telefono, fece una chiamata e disse solo una parola:
«Sì.»

Poco dopo, arrivò uno scooter elettrico e si fermò davanti a lui. In quel momento, un ragazzino lanciò un mattone dalla cesta del motorino, diretto a Wu.

Lui lo afferrò al volo con precisione, diede una pacca sulla spalla al ragazzo e disse: «Grazie!»

Il ragazzo fece subito dietrofront e sparì.

Wu Qichen sollevò il mattone e se lo schiantò sulla testa. Il gesto sembrava più uno stunt da film che un tentativo di suicidio. Gli uscì solo un po’ di sangue, ma lui non fece una piega. Posò il mattone e se ne andò, lasciando Yue Yue lì da sola.

Si diresse dritto davanti alla clinica di Jiang Xiaoshuai, dove iniziò a esitare. Entro o no? Sarebbe stato imbarazzante?
Proprio in quel momento, Jiang Xiaoshuai lo vide e, inaspettatamente, corse verso di lui tutto sorridente.

«Ehi! È da un sacco che non ti fai vedere, pensavo ti fosse successo qualcosa!»

Quel tono... era strano.

In effetti, Wu non andava da un po’. Dopo essersi licenziato, non era più andato a farsi curare da Xiaoshuai, e ormai la ferita si era rimarginata. Quella visita era più un’abitudine, come se una volta finito il “copione”, mancasse comunque una scena.

«Dammi poca medicina stavolta. Mi sono licenziato e sono un po’ a corto di soldi.»

Jiang Xiaoshuai lo guardò con disapprovazione, come si guarda un ferro che non si può battere.
«Ti sei davvero licenziato per lei?»

«Non solo per quello.»

Jiang si trattenne dal ferirlo ulteriormente. Dopo averlo disinfettato con acqua salata, come se non bastasse il dolore, gli raschiò via delicatamente il sangue.

«Questa volta non serve nemmeno mettere pomate. Se ti riposi, guarisci in due o tre giorni.»

Wu lo guardava cupamente.
«Tu dici che ho qualcosa che non va in testa? Perché guarda che stavolta il colpo è stato più forte del solito. Eppure non sento nulla. Né dolore, né giramenti.»

Jiang gli prese la mano e la posò sulla sua testa.
«Allora senti un po’... sembra quasi più dura del mattone.»

Wu si mise a ridere due volte, piano.

E Jiang notò una cosa: quando Wu Qichen rideva così, il suo volto sembrava stranamente sereno.

«Spero solo che anche il tuo cuore diventi come la tua testa: ogni volta si riprende un po’ più in fretta, ogni volta si fa un po’ più resistente… e alla fine diventa talmente duro che niente e nessuno potrà più ferirlo.»

Wu si rese conto che ogni volta che Jiang Xiaoshuai parlava, anche con leggerezza, sembrava colpirlo dritto al cuore.

«Ehi, secondo te… sono stupido? Ho un QI bassissimo?»

Jiang Xiaoshuai lo guardò con calma.
«Il tuo QI non è basso. Lo è solo quando si tratta d’amore.»

Wu Qichen incalzò:
«E tu perché sei così saggio, allora? Perché ci vedi sempre giusto?»

Jiang si sistemò le maniche, fece un paio di mosse da kung fu per finta, come a voler dimostrare anni di esperienza.
«Ho visto troppa gente…»

«Anche tu ci sei cascato?» Wu Qichen lo guardava incredulo.

Jiang Xiaoshuai sospirò e piegò le labbra in un mezzo sorriso amaro.
«Eccome, e anche peggio di te.»

Nella clinica calò il silenzio.

All’improvviso, Wu Qichen si inginocchiò davanti a lui e lo invocò:
«Maestro, per favore, accettami come tuo discepolo!»

Il gesto improvviso fece sobbalzare Jiang Xiaoshuai, che indietreggiò di tre passi, rischiando quasi di cadere nel secchio della spazzatura.

«Ehi! Ma che ti prende? Vuoi farmi venire un infarto? Cosa stai facendo?!»
Si portò una mano al petto, visibilmente scosso, gli occhi spalancati.

Wu Qichen, però, sembrava serio e devoto.
«Non voglio più farmi fregare…»

Solo quando si furono calmati entrambi, Jiang Xiaoshuai gli disse una frase. Era una citazione di Li Ka-shing, che lui portava sempre con sé come un monito, quasi fosse il suo mantra.

«Le uova, se si rompono da fuori, diventano cibo. Se si rompono da dentro, nasce la vita. Anche la vita funziona così: se ti spezza qualcuno da fuori, sarà solo una pressione esterna. Ma se riesci a romperti da dentro, allora stai crescendo. Se aspetti che siano gli altri a spezzarti, sarai solo il pasto di qualcun altro.
Ma se riesci a spezzarti da solo, scoprirai che quella crescita… è una vera rinascita.»



Capitolo 12: Pulisci il cuore e ricomincia

Per tre giorni, Wu Qichen ricevette consulenza psicologica da Jiang Xiaoshuai, finché il suo stato mentale non cominciò a migliorare. Il Maestro Jiang, molto preoccupato per il suo discepolo, fece del suo meglio per aiutarlo a superare gli ostacoli mentali e magici che gli offuscavano il cuore. Il suo obiettivo era far sì che Wu Qichen smettesse di cercare contatti con Yue Yue e accettasse una volta per tutte la realtà della loro rottura.

Jiang Xiaoshuai osservava attentamente il paziente, tenendo d'occhio Wu, che stava prendendo in mano il cellulare.

Con tono severo, Jiang Xiaoshuai scandì le parole:
Posalo. Subito.”

Non la sto contattando” si giustificò Wu Qichen. “Voglio solo giocare. Ho scaricato una nuova versione per daltonici di Zuma.”

Jiang Xiaoshuai si voltò senza rispondere.

A metà partita, il telefono di Wu iniziò a squillare con una suoneria ridicola: “Fratello Scimmia, fratello Scimmia, non riescono a trattenerti nemmeno le cinque montagne, tu sei il nipote del Cielo! Fratello Scimmia, tu non cambi mai, resti sempre il nostro caro vecchio Sun Wukong…”

Wu Qichen era scioccato e paralizzato. Non osava rispondere. Era la prima volta che Yue Yue lo chiamava dopo la rottura.

Perché non rispondi?” chiese Jiang Xiaoshuai.

È Yue Yue” disse Wu Qichen con gli occhi sbarrati.

È un uomo? Se è mio padre, rispondo io! Che sta dicendo?”

Wu premette il tasto “rispondi”. Dall'altra parte, la voce di Yue Yue si fece sentire, dolce e preoccupata:

Ti fa ancora male? Se stai bene, voglio vederti.”

A quanto pare, non solo Wu aveva delle ossessioni. Anche lei non era del tutto a posto.

Wu Qichen guardò Jiang Xiaoshuai in cerca di consiglio.

Jiang sospirò: Fai come vuoi.”

E così Wu Qichen tornò ancora una volta in campo.

Questa volta, Yue Yue non si era nemmeno preoccupata di scegliere un luogo particolare o di fare indagini. Era convinta che nulla potesse fermare Wu Qichen, che ovunque si trovasse avrebbe trovato un modo per... “cambiare il mattone”.

Yue Yue era visibilmente emozionata e lo aspettava da un po’, guardandosi intorno con impazienza.

Wu Qichen sembrava tranquillo mentre si avvicinava.

Che c’è?” chiese.

Yue Yue lo fissò dritto negli occhi e disse a voce alta: Lasciamoci!”

Wu Qichen, grazie alla terapia, al qigong e all’autoipnosi con respirazione profonda, era finalmente riuscito a superare il blocco psicologico. Sapeva accettare la separazione. Non lo prendeva più sul personale.

Non si sa cosa passasse per la testa di Yue Yue: continuava a tenerlo per il braccio, con lo sguardo pieno di aspettativa.

Wu Qichen non capiva che cosa volesse da lui.

Vedendo che lui non si muoveva, Yue Yue si innervosì e si colpì il petto.

Il mattone! È da cambiare! Dai!”

I muscoli del viso di Wu Qichen si contrassero.

Cambiare… che mattone?”

Dammi un mattone! Come le altre volte! Dai, fallo per me!”

Sembrava quasi divertirsi al solo pensiero.

Nel cuore di Wu Qichen esplose un branco di cavalli imbizzarriti. Si sentiva calpestato dentro. Ma quale finale da romanzo! L’eroina non era affatto commossa dalla costanza del protagonista. Lei era completamente… dipendente da quella follia!

E io sarei il pazzo?! Io, con tutto il cuore, mentre lei si diverte con i mattoni?!

Wu Qichen era esasperato. Ma rise di sé stesso.

Sette anni. Sette anni… e tutto per finire così: un numero da circo!

Yue Yue lo incalzava:
Dai, ti sto aspettando! Non puoi deludermi!”

Di fronte a Wu Qichen c’erano due grossi alberi e alcune pile di mattoni sparsi. Si avvicinò, prese un mattone e tornò da lei.

Yue Yue sembrava delusa, persino un po’ infastidita, come se fosse stata presa in giro.

Ti ho chiesto di cambiarlo, e tu me lo prendi già pronto?!”

Wu Qichen le rispose:
Cambiarlo…? Ma è già qui! Se pensi che non sia abbastanza, te ne prendo altri dieci! Uno per volta!”

Fu la prima volta che Yue Yue lo vide così freddo. Rimase stupita, dimenticandosi persino di reagire. I suoi occhi fissavano il mattone tra le mani di Wu Qichen, come se ci fosse un desiderio rimasto in sospeso.

Wu Qichen capì: lei stava aspettando proprio lui.

Fin dall’inizio, aveva sentito che lei stava approfittando di lui. Era passata dal provocarlo, al minacciarlo, fino a implorarlo. Persino l’odore di sangue nella sua mente, che un tempo era tortura, ora per lei era diventato colore, passione.

Era il momento giusto per un gran finale.

Chiuse gli occhi e si colpì la testa col mattone. Non sentì nulla. Ci riprovò con più forza, di nuovo senza sentire dolore. Alla terza, ci mise tutta la forza che aveva.

Il mattone si spaccò.

Yue Yue restò in silenzio.

Una luce accecante investì Wu Qichen, avvolgendolo come una scena teatrale.

Yue Yue” disse, adesso ci siamo lasciati per davvero.”

Poi scoppiò a ridere e si voltò. Una lacrima, rossa come sangue, gli solcò la guancia.

D’ora in poi: onestà, bontà, pazienza, debolezza, gentilezza… tutte queste parole non hanno più nulla a che fare con me.
Chiunque osi strapparmi un solo capello… io lo distruggerò con la mia testa di ferro!

Jiang Xiaoshuai era seduto nella clinica, nell’oscurità. Più tardi uscì alla porta e guardò la gente passare, uno dopo l’altro, ma Wu Qichen non si vedeva da nessuna parte. Jiang sospirò. Tutti i suoi sforzi erano stati vani. Quei due sciocchi avevano solo ripetuto gli stessi errori.

Stava per rientrare quando una mano lo fermò.

Si voltò di lato e vide un volto familiare, ma diverso. Nell’ombra, Wu Qichen aveva un’espressione fredda e rabbiosa. I suoi occhi sembravano lame affilate. Sorrise come sempre, ma quel sorriso emanava una forza minacciosa, una tensione sotto pelle, i pori gelati.

Tu…” Jiang Xiaoshuai era inquieto.

Wu Qichen sorrise e disse: Ho cambiato nome.”

Jiang Xiaoshuai avvertì un brutto presentimento.
Cambiato… in cosa?”

Wu Pa."  (cioè: Wu il Temerario / Wu Non Ha Paura)

Jiang Xiaoshuai: "..."



Capitolo 13: Il serpente

«Guozi, sta tornando il tuo testa piatta!» gridò qualcuno da fuori con un sorrisetto ironico.

Guo Chengyu si stava osservando allo specchio. Aveva un volto allungato, tratti marcati, e occhi leggermente calanti. Le tempie erano venate di rosso, come se non dormisse mai. Le labbra erano ben delineate, il mento leggermente appuntito: a prima vista, dava l’impressione di essere un tipo difficile da avvicinare. In realtà, era uno che amava ridere.

Guo Chengyu uscì di casa e notò la teca di vetro poggiata a terra. Dentro c’era un animale che aveva lasciato in custodia per parecchi giorni. Il cosiddetto “grande testa piatta” era in realtà un cobra reale. A Guo Chengyu piaceva giocare con i serpenti, ma non ne allevava mai personalmente. Quando aveva tempo, cercava un bel serpente, lo comprava, trovava qualcuno che lo accudisse per lui e poi lo andava a riprendere per “giocarci”.

«Sembra ingrassato» disse accovacciandosi.

Il cobra reale nella teca, nero lucido e imponente, sembrava un principe appoggiato al vetro. Fissava Guo Chengyu con occhi freddi e la lingua biforcuta scattava fuori minacciosa, con una sfumatura rosso sangue.

«Questo sguardo, cazzo, è proprio un vanitoso! » sbottò Guo Chengyu rivolgendosi a Li Wang, con un tono divertito.

Li Wang lo richiamò: «Forza, andiamo, non facciamoli aspettare.»

Guo Chengyu fece un gesto con la mano: «Caricate la belva in macchina.»

Due uomini si avvicinarono e con attenzione sollevarono la teca, caricandola sul veicolo.

Durante il tragitto, Li Wang chiese: «Vuoi passare anche a prendere il Drago

Il volto di Guo Chengyu si rabbuiò.
«Perché?»

«Non avevi detto che stavolta non volevi scommettere soldi?»

Guo Chengyu fece una smorfia.
«Ce n’è già uno pronto da usare. »

L’auto corse veloce verso la periferia di Pechino, direzione: la casa di Chi Yu.

Chi Yu era una figura di spicco nei circoli della capitale, conosciuto come il “Signore dei Serpenti”. Non lavorava: passava le giornate nella sua villetta ad allevare serpenti. A volte teneva anche piccioni, ratti e altri animali per nutrirli. Viveva come un pensionato, ma con le sue bestie.

A differenza di Chi Yu, Guo Chengyu amava i serpenti ma non gli piaceva occuparsene. Li comprava, li affidava a qualcun altro e tornava solo quando voleva usarli per giocare o scommettere. Chi Yu, invece, conviveva davvero con i serpenti: li nutriva personalmente, li addestrava, li portava in giro e... dormiva con loro accanto al cuscino.

Durante ogni festività, Guo Chengyu passava a casa sua per qualche “duello tra serpenti”, per lo più per scommettere.

Quando arrivò, Chi Yu era nella stanza a baciare il muso di un bambù verde (una specie di vipera arboricola) che teneva tra le mani. Si voltò verso l’ingresso, con lo sguardo gelido e un’espressione imperscrutabile.

Guo Chengyu aveva tratti sottili e affilati, sempre col sorriso ambiguo sulle labbra. Chi Yu, invece, aveva lineamenti marcati, sopracciglia spesse e occhi ombrosi. Erano amici fin da bambini, le loro famiglie erano molto legate. Per gli altri sembravano inseparabili. In realtà, nessuno dei due sopportava davvero l’altro.

Davanti alla villetta c’era una vasca, protetta da una rete metallica, destinata ai duelli. Chi Yu tirò fuori il suo campione: un pitone di oltre 60 chili, robusto, con uno sguardo penetrante, proprio come il padrone. Due serpenti che in natura non si sarebbero mai incontrati, stavano ora per affrontarsi.

Attorno alla vasca c’era già una folla: alcuni erano arrivati con Guo Chengyu, altri erano amici di Chi Yu. Tutti attendevano con ansia lo scontro.

Il cobra reale era feroce, agile, e dotato di un veleno letale. Il pitone era massiccio, muscoloso e dotato di una forza mostruosa. Uno scontro tra questi due poteva solo essere violentissimo.

Dopo qualche minuto d'attesa, fu il cobra a lanciarsi per primo, come un fulmine. Il pitone riuscì a malapena a schivarlo. I due rettili si attorcigliarono in un groviglio furioso. Il cobra tentò subito di immobilizzare l'avversario col peso e con la morsa letale.

Guo Chengyu se ne stava in disparte, con le braccia incrociate e una sigaretta in bocca.
Chi Yu osservava in silenzio, come uno stagno immobile: nessuna emozione sul viso.

«Oh, cazzo!» gridò qualcuno alle sue spalle.

Il pitone era stato morso. Il cobra aveva quasi centrato il punto vitale: i sette pollici (il tratto dietro la testa). Ma le zanne del cobra, corte e appuntite, non riuscivano a penetrare a fondo. Inoltre, la pelle del pitone era spessa e nel suo corpo circolavano anticorpi contro il veleno. Non morì all’istante.

Anzi, dopo il morso, il pitone impazzì: si divincolò con furia e azzannò il cobra con tale forza che si sentì uno schiocco di vertebre.

Guo Chengyu aveva ancora quel mezzo sorriso sul volto.

Chi Yu infilò la mano in tasca e ne tirò fuori un altro dei suoi piccoli serpenti domestici: aveva le dimensioni di un pollice e il corpo freddo e scivoloso. Quando lo toccava, si sentiva in pace.



Capitolo 14: Disposti a rischiare

Lo scontro aveva raggiunto un'intensità febbrile.
Dopo che il Cobra ebbe avuto la meglio sul pitone, il suo corpo si alzò in verticale. Sembrava dotato di una volontà propria. I suoi occhi emanavano una luce fredda e glaciale, tanto che alcune persone nei paraggi fecero istintivamente due passi indietro.
Guo Chengyu socchiuse i suoi occhi da furbo bastardo e fissò il cobra. Le vene sul collo di Chi Yu si gonfiarono, la gola si mosse impercettibilmente. Gli occhi di Chi, neri come buchi nel vuoto, rivelavano una tensione nascosta. Guo Chengyu aveva un sorrisetto sulle labbra.

Il pitone venne attaccato una seconda volta, stavolta un morso all’addome.
Era chiaro che il veleno stava già facendo effetto: i movimenti del pitone erano diventati più lenti e impacciati, ma continuava a stringere il Cobra, leccandogli la testa per cercare di impedirgli un altro attacco. Il Cobra, però, cominciava anche lui a cedere fisicamente, cercando di allungare il collo per non soffocare sotto la forza del serpente avversario.

Il tempo passava. Gli occhi del pitone si stavano chiudendo.

Il Cobra aspettava il momento giusto per liberarsi dall’abbraccio mortale del pitone. Quando finalmente ci riuscì, sembrò rinvigorirsi all’improvviso.
Guo Chengyu fischiò forte, e l’euforia gli si accese sul volto.
Piccola, dai tutto, finiscilo.”

Chi Yu non si arrabbiò, rispose con un sorriso.
Oggi vuoi proprio farmi fare una figuraccia?”

Guo Chengyu gli mise una mano sulla spalla e sputò ai suoi piedi.
Ma che dici? Con chi credi di parlare?”

In realtà, Guo Chengyu era al settimo cielo. Conosceva Chi Yu da più di dieci anni, sapeva esattamente che tipo fosse: bastava che gli dicessero qualcosa in modo un po’ garbato, e per orgoglio ci cascava.
Avevano combattuto così tante volte, che anche se Guo perdeva, Chi Yu ci rimetteva comunque la faccia.
E ogni volta, lui si presentava ancora: come un disperato, senza vergogna, a cercare rivincita.

Entrambi tornarono a fissare la vasca.

A quel punto sembrava che il verdetto fosse ormai chiaro. Alcuni spettatori si erano già accovacciati, aspettando che il pitone chiudesse gli occhi per sempre. Ma proprio quando sembrava finita, il pitone, che tutti credevano spacciato, ebbe un ultimo guizzo di forza.
Si agitò all’improvviso e strinse con ferocia il Cobra, immobilizzandolo in un attimo.
Tutti i presenti trattennero il fiato.
Il rumore delle costole del Cobra che si spezzavano fece vibrare i timpani.

Alla fine, il Cobra ebbe un ultimo sussulto, poi rimase immobile.

Guo Chengyu impiegò solo un attimo prima di dare uno schiaffo nell’aria verso Chi Yu.
Ah, anche oggi ho perso.”

Chi Yu gli rivolse uno sguardo ruvido e tagliente, poi fece una risata profonda dal naso.
Mi sa che te la stai prendendo con me per sfogarti? Ogni settimana mi mandi qualcosa.”

Ma no!” protestò Guo Chengyu. “Non ce l’ho con nessuno. È solo che tu mi stai particolarmente a cuore.”

Chi Yu socchiuse gli occhi, osservando in silenzio mentre il pitone ingoiava il Cobra, centimetro dopo centimetro. Solo quando fu tutto nello stomaco del predatore, domandò con voce bassa:
E cosa mi hai portato questa volta?”

La domanda era pura formalità. Era già tutto deciso prima della gara.
Secondo le loro regole, chi perdeva offriva il proprio amante della settimana a chi vinceva.

Guo Chengyu lanciò uno sguardo a Li Wang. Quest’ultimo andò all’auto e ne scese una modella nuova.

Ecco, Chi Yu. È più alto di te. Chiamalo fratello Chi.”

La modella era un “drift” del nord, ma con un forte accento del sud.
Fratello Chi…” disse timidamente.

Chi Yu mosse appena le labbra per rispondere.
Guo Chengyu gli stava accanto.
Chi Yu infilò una mano sotto la gonna della ragazza, le unghie graffiarono il tessuto e le calze si strapparono fino alle ginocchia.

Hai mai dormito con Guo Zi?” chiese Chi Yu.

La ragazza guardò Guo Chengyu con imbarazzo.

Guo alzò il mento. “Dì la verità, non me la prendo.”

La modella annuì.

La mano di Chi Yu rimase lì sotto la gonna, dove tirò il bordo delle mutande e infilò un dito.
Lei rabbrividì. Un gelo improvviso la colse sotto il ventre, come se un ghiacciolo viscido gli fosse scivolato dentro.
In un attimo, il volto impallidì, le ginocchia cedettero. Il dolore e il panico gli fecero colare sudore freddo.

Da sotto la sua gonna era uscito un serpente. Sulla testa del rettile c’era del sangue.

Il mio serpente non morde” disse Chi Yu con tono piatto. “È ancora una ragazzina.”

Guo Chengyu impallidì. Il suo sguardo si posò su Li Wang con rabbia.

Ma che cazzo hai fatto?”

Li Wang sussurrò all’orecchio di Guo Chengyu:
L’ha fatto apposta per fregarti. Quella serpe morde di sicuro. ”

Gli occhi di Guo Chengyu, già arrossati, in quel momento sembrarono due lame. Si torse il collo, e deglutì quel fiotto di sangue provocato dal disgusto.

Basta, basta, non gioco più” sbottò.

Chi Yu gli diede un colpetto sulla testa col dorso della mano.
Porti qui una ragazzina per giocare e poi ti lamenti. Ma vaffanculo.”

Indicò la modello, che ora era stesa per terra.
Portatela in ospedale subito. I soldi ve li rimborso io.”



Capitolo 15: Lo prendi ancora?

Li Wang abbassò lo sguardo e fece un cenno a Guo Chengyu: "Vuoi chiamare il piccolo drago?"

«Oh, il suo vice... se ha sentito tutto, è probabile che abbia capito la verità. Vuoi farlo passare per un falso? Pensi davvero di poterlo ingannare così facilmente?»

Li Wang si girò e se ne andò.

Chi Yu continuava a sorridere, mentre Guo Chengyu lo prendeva in giro:
«Non riesco proprio a sopportarti.»

«Sta' zitto» sbottò Guo Chengyu, colpendo con un pugno il collo di Chi Yu. «Chi diavolo sta dalla tua parte?!»

Il cancello di ferro della piscina dei serpenti si aprì. Due uomini entrarono trascinando fuori il pitone di cinque metri, posandolo a terra. Anche il pitone era stato avvelenato. Se non fosse stato curato in fretta, non avrebbe resistito a lungo.

Guo Chengyu si avvicinò e si accovacciò. Senza che i due se ne accorgessero, colpì il pitone proprio al sette pollici dal capo.

La coda del serpente si sollevò di scatto, colpendo il collo di uno dei due uomini. Quello quasi svenne.

«Ma che stai facendo?!» esclamò l'altro, terrorizzato, guardando Guo Chengyu.

Guo Chengyu non rispose. Con un coltello affilato tagliò la pancia del pitone, incidendo una lunga ferita. Estrasse un pezzo di carne dall’interno e lo mise lentamente in bocca, masticandolo.

Chi Yu osservava la scena, gli occhi spalancati come un felino.

Tutti sapevano che Chi Yu non permetteva di uccidere i serpenti, né tantomeno di mangiarli, in quel posto.

Guo Chengyu fece una smorfia, ridendo beffardo. «È... piuttosto tenaro da masticare.» Poi tagliò un altro pezzo e, puntando il coltello verso Chi, domandò: «Ne vuoi un assaggio?»

Gli altri attorno si fecero sentire: «Noi non mangiamo serpenti!»

Guo Chengyu li fissò, socchiudendo gli occhi:
«Non ho mica mangiato i vostri! Ho solo mangiato il mio. Riposava nella pancia del vostro serpente. Come potevo trovarlo se non l’aprivo? Se non guardavo bene, tagliavo la carne del vostro serpente per niente, vi giravate contro di me?»

Chi Yu non disse una parola, ma fissò intensamente Guo Chengyu per dieci minuti.

Alla fine arrivò un uomo: era il "piccolo drago" di cui parlava Li Wang. Guo Chengyu aveva faticato non poco a trovarlo. Aveva solo vent’anni e studiava ancora. Quel ragazzo era davvero bello. Chi Yu ne aveva visti tanti, eppure i suoi occhi rimasero fissi su di lui per qualche secondo.

«Questo ce l’ha la bocca?» Chi Yu lo prese in giro apposta.

Guo Chengyu capì al volo. «Basta che sotto abbia un buco, per me va bene.»

Chi Yu sbuffò, ridendo, e tornò verso casa con passi decisi.

Guo Chengyu tirò il piccolo drago verso di sé. Aveva un nodo in gola, come se vi fossero infilzate centinaia di spine. Era estremamente a disagio.

«È un mio caro amico, vai dentro e parla con lui.»

Xiaolong lanciò a Guo Chengyu uno sguardo confuso, poi si infilò nella stanza.

Guo Chengyu e Li Wang rimasero fuori. Dopo un po’, si sentì un gemito familiare provenire dall’interno, senza alcun segno di resistenza o costrizione.

Li Wang buttò a terra la sigaretta e la schiacciò col piede più volte.
«Non pensavo fosse così... reattivo. Appena entrato e già... senti anche tu, no? »

Guo Chengyu socchiuse gli occhi. «Io ho le orecchie lunghe

Li Wang non disse più nulla.

Le gambe di Xiaolong erano appese al bordo del letto. Chi Yu lo stava muovendo con forza, afferrandolo per i fianchi. Xiaolong tremava e piangeva per la paura. I suoi glutei si muovevano avanti e indietro. Dopo aver ricevuto alcune sonore pacche, scoppiò in lacrime, senza riuscire a riprendere fiato.

Guo Chengyu sentiva tutto chiaramente: Xiaolong stava implorando pietà, chiedendo di essere risparmiato.

Sul suo letto, Guo Chengyu non aveva mai sentito parole del genere.

Li Wang sbirciò dalla finestra e mormorò: «Porca miseria...»
Era la prima volta che vedeva un uomo "giocare alla pistola" con tale forza e trasporto.

Dopo un po’, la voce di Chi Yu riecheggiò dalla stanza:

«Guozi, vuoi entrare tu? Non sembra molto convinto con me. »

Guo Chengyu non rispose. Sapeva bene cosa stesse cercando Chi Yu.

Infatti, subito dopo si sentì Xiaolong supplicare: «No, ti prego...»

Dentro di sé, Guo Chengyu urlava: Chi Yu, vaffanculo!

Quando Chi Yu ebbe finito, uscì dalla stanza sistemandosi i pantaloni. Sul volto aveva un'espressione rilassata e soddisfatta. La sua mano larga si posò sulla spalla di Guo Chengyu.

«È svenuto.»

Li Wang chiese a Guo Chengyu: «Vuoi riprenderti il piccolo drago?»

Guo Chengyu rise, ma Li Wang avvertì qualcosa di strano in quel riso.

«Lo riprendi, o no?»

Detto questo, Guo Chengyu schioccò le dita in direzione di Chi Yu e se ne andò via in macchina.


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Capitoli successivi 16-20












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